Belle immagini, una faccia giusta, scorci suggestivi (insomma, siamo in Turchia!), umorismo, una buona tecnica. Addirittura, all'inizio, un fischio che ricorda quello leggendario di Ennio Morricone negli Spaghetti Western di Sergio Leone. Un accostamento azzardato, ma non assurdo visto lo spirito di Altri 10 giorni tra il bene e il male di Uluç Bayraktar, thriller di produzione turca sfornato da Netflix, che si prefigge l'obiettivo di esagerare, tanto con il tono quanto per le parole. Spaghetti noir, potremmo definirlo, ma vista la matrice anatolica, l'etichetta potrebbe essere quella di un pulp o di hard boiled ancora più arrostito.
Il grande problema, che affievolisce anche gli ottimi spunti di cui sopra, risiede nel fatto che Altri 10 giorni tra il bene e il male, sequel episodico di Dieci giorni tra il bene e il male (sempre Netflix, e qui trovate la nostra recensione), irrompe con una mole di personaggi, dialoghi e informazioni che rendono sfuggente e frammentata la sceneggiatura. Per questo, vedendolo, la sensazione è doppia: da una parte il fascino per il genere ci spinge a proseguire, provando - come il protagonista - a mettere in ordine i pezzi, dall'altra si accusa una certa fatica, facendo salire una sensazione straniante, come se lo spettatore dovesse dare per scontato ciò che vede, e ascolta. Entrare in medias res è un escamotage per pochi, e di certo non è una tecnica da poter improvvisare. Per questo, considerando il primo capitolo, l'universo di Sadik, investigatore privato nato dalla penna di Mehmet Eroglu, che su Netflix fa il verso a Philip Marlowe o al citato Tenente Colombo (senza mai avvicinarsi, si intende), sarebbe stato più indicato per una serie tv.
Altri dieci giorni tra il bene e il male, la trama del film Netflix
Mettendo in scena i punti, c'è un killer, c'è un omicidio, c'è una possibile inscenata. E c'è un'indagine, tra pericolose femme fatale, pedinamenti e inseguimenti. Ad un certo punto, spunta pure un maggiordomo, tra dubbi, sospettati e intuizioni. Altri dieci giorni tra il bene e il male, secondo film tratto dalla trilogia firmataa da Eroglu, ci fa ritrovare Sadik (ma si fa chiamare Adil, per formalità), interpretato da Nejat Isler, distrutto dopo aver perso la sua giovane moglie, ingaggiato per indagare su un delitto avvenuto nella più classica villa. Ora, essendo un giallo, è complicato girare attorno alla trama senza raccontare troppo, rivelando quello che avviene nella seconda ora. Ed è ancora più complicato vista l'intricata matassa che ci viene proposta. Possiamo però dire che non basta risolvere il caso principale: sotto, tra allevamenti canini e gioielli, Sadik porta in superficie una verità che non poteva aspettarsi, incrociando una sequela di sottotrame che compongono un mosaico decisamente ampio.
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Il profilo di Nejat Isler per un thriller confuso
Probabilmente, la cosa migliore di Altri 10 giorni tra il bene e il male, è l'interpretazione emotiva di Nejat Isler, tagliato in un personaggio scritto seguendo gli archetipi del genere (compresa la dipendenza per le pillole). "La gioventù è un periodo pieno di delusioni", dice, in uno spassionato scambio con la giovane İlayda Akdoğan, che rappresenta l'altra nota positiva del film. È il loro rapporto, un po' amoroso, un po' amicale, un po' tra padre e figlia, a rendere quanto meno monodimensionale il film, offrendo l'unica nota lineare in una sceneggiatura che tende a strafare, per personaggi e per svolte.
Una tridimensionalità però avulsa e istantanea, che perde la sua forza cinetica non appena cala l'attenzione. Un calo indotto dall'altalenante storia, che viene affrontata senza una costante coerenza (ad un certo punto c'è il voice over, che spiegando ingarbuglia ancora di più il gomitolo), piazzando qua e là battute e battutacce. Altri dieci giorni tra il bene e il male, infatti, pare più interessato nell'aggiungere svolte e plot twist della trama (di mezzo ci si mette pure la mafia cecena!), più che centrare il punto del racconto, e di conseguenza centrare l'interessante personaggio messo in scena dal bravo Nejat Isler. Allora? Allora, il concetto non è dissimile ad altri film che riempiono le home delle piattaforme streaming: Altri dieci giorni tra il bene e il male è un contenuto ammiccante, che stuzzica nel suo essere thriller sui generis, ma che si perde ancora prima di iniziare.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Altri dieci giorni tra il bene e il male, il film in streaming su Netflix offrirebbe un buon livello d'intrattenimento se non fosse per una trama, che irrompe in medias res, fin troppo complicata e convulsa, stracolma di avvenimenti e informazioni. Dall'altra parte, i paesaggi anatolici sono uno spunto geografico interessante, così come il personaggio di Sadik, riassunto in archetipi di genere, che sembra poter aver qualcosa da dire.
Perché ci piace
- Tutto sommato, Sadik è un buon personaggio.
- Gli scenari turchi.
Cosa non va
- La trama è davvero confusa.
- Troppe informazioni tutte insieme.
- La risoluzione è più semplice della storia in sè.