All We Imagine As Light, recensione: le tre età dell’India (e della donna)

All We Imagine as Light - Amore a Mumbai di Payal Kapadia segna il ritorno dell'India in concorso al Festival di Cannes dopo 30 anni: un rientro in grande stile, premiato con il Gran Prix. La Mumbai di oggi vista attraverso gli occhi di tre donne di età differenti.

Un'immagine di All We Imagine As Light

C'è un quadro di Klimt, dipinto a inizio '900, che si chiama Le tre età della donna: ci è venuto in mente durante la visione di All We Imagine as Light - Amore a Mumbai, film di Payal Kapadia, con cui la regista è tornata al Festival di Cannes dopo aver portato, nel 2021, A Night of Knowing Nothing alla Quinzaine des cinéastes, premiato come miglior documentario. Non è un ritorno come gli altri, quello dell'autrice: questa volta è stata infatti scelta per far parte del concorso principale, segnando una presenza per l'India sulla Croisette che mancava da 30 anni. Un rientro in grande stile, premiato con il Grand Prix dalla giuria presieduta da Greta Gerwig.

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Divya Prabha e Kani Kusruti in All We Imagine As Light

Protagoniste del film sono, appunto, tre donne, di età diverse: tutte vivono a Mumbai e lavorano come infermiere. Anu (Divya Prabha) è la più giovane: è sempre in ritardo con il pagamento dell'affitto, è gentile con tutti, anche i dottori, e per questo viene accusata di essere troppo frivola. I genitori le vogliono per forza combinare il matrimonio, ma lei invece ha un fidanzato segreto, di religione differente, con cui non riesce mai a consumare l'intimità, venendo sempre interrotti. Prabha (Kani Kusruti) è quella di mezzo: è sposata, ma il marito è andato in Germania subito dopo le nozze e da allora non si è fatto più sentire. Per questo la donna non accetta le avance di un dottore arrivato da poco in ospedale. Ma, quando le arriva a casa un bollitore per il riso di marca tedesca, si domanda se glielo abbia mandato lo sposo. È un regalo di addio?

Infine c'è Parvathy (Chhaya Kadam), la più anziana: vedova, non ha nessun documento che possa testimoniare la proprietà della sua casa. Viene sfrattata e, costretta a tornare nel villaggio sul mare da cui proviene, si fa aiutare dalle due colleghe per il trasloco. Lasciando la città, una delle più popolose al mondo, le tre donne, a contatto con il madre, si ritrovano improvvisamente di fronte al proprio destino. Saranno pronte?

L'India di oggi attraverso gli occhi di tre donne

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Un'immagine di All We Imagine As Light

Ci sono due anime in All We Imagine as Light: quella della città, immensa, piena di gente, in cui le protagoniste sembrano in perenne attesa che qualcosa accada, nonostante le loro giornate siano piene di impegni e di fatica. Le vediamo sudate, con il viso scavato, aggirarsi per i mezzi pubblici e nell'ospedale, che sottolinea ancora di più le loro occhiaie e i segni della stanchezza con la luce fredda. Una di loro dice: "Non mi ero resa conto che fosse passato così tanto tempo. La città te lo porta via".

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Poi, quando si va verso la costa, cambiano i colori, cambia il ritmo, e loro stesse sembrano riacquistare forza. È come se, lasciando quella città traboccante di persone, tutto diventasse più chiaro. Anu, Prabha e Parvathy non hanno bisogno degli uomini a cui sono, più o meno, legate per vivere la loro vita: possono decidere da sole il proprio destino, anche se è confuso e incerto. Prabha chiede infatti ad Anu: "Pensi mai al futuro?", per sentirsi rispondere: "Credo che il futuro sia qui, ora, e non sono pronta".

La vera forza di questi tre personaggi apparentemente in balia degli eventi è nella loro collaborazione: aiutando la più grande, le altre due sanno che, grazie ad altre donne come loro, potranno andare verso il futuro più sicure. E quando sulla spiaggia viene trovato un uomo misterioso, apparentemente senza vita, sarà il soffio della loro resilienza ed esperienza a farle riconciliare con il maschile e con la vita strutturata della vita in città. Testimone di questa presa di coscienza è il mare: aperto, sconfinato, imprevedibile. Proprio come la pagina bianca di tre vite ancora da scrivere.

Conclusioni

Gran Prix al Festival di Cannes 2024, All We Imagine As Light conferma il talento della regista Payal Kapadia e segna il ritorno dell'India in concorso dopo 30 anni di assenza. Racconto della Mumbai di oggi attraverso gli occhi di tre donne di età differenti, tutte infermiere e tutte con un rapporto incerto con gli uomini della loro vita. Spostandosi dalla città al mare, si riapproprieranno del loro destino.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • L'atmosfera sognante e dolce che permea tutto il film.
  • L'interpretazione delle protagoniste.
  • Il contrasto ben giocato tra città e costa.

Cosa non va

  • Chi ama i film pieni di colpi di scena e sorprese potrebbe annoiarsi.
  • Il ritmo è dilatato, come nella vita reale, e potrebbe mettere alla prova chi ama racconti più frenetici.