Alien: Covenant, le visioni atroci di un Prometeo maledetto

Narrativamente legato al prequel Prometheus, questo nuovo film della saga - riuscito a metà come il suo predecessore, ma comunque affascinante - sembra voler condurre l'immaginario del mondo di Alien verso un nuovo inizio.

Nello spazio nessuno può sentirti urlare, recitava la frase di lancio dell'Alien originale, avvio di una delle saghe fantascientifiche più popolari della storia del cinema. Una tagline rivelatrice della sua natura, perché Alien era un agghiacciante thriller spaziale con uno dei serial killer più efficienti e spaventosi che memoria ricordi: lo xenomorfo è scaltra, inarrestabile, indifferente furia omicida.

Alien: Covenant - Un'immagine del film
Alien: Covenant - Un'immagine del film

Gli episodi successivi della saga, senza contare i vari ibridi Alien vs. Predator, hanno man mano spogliato del suo fascino questa creatura capace di suscitare un terrore primordiale ma anche ammirazione e rispetto per la sua letale purezza, per l'inquietante bellezza biomeccanica plasmata dal genio di H.R. Giger, finendo per renderlo solo un mostro come tanti altri.
Prima con l'espansione dell'immaginario della saga Prometheus, e ora con il parziale ritorno alle origini di Alien: Covenant , Ridley Scott ha provato a ricreare quel mistero scandagliando le ambizioni e i timori dell'umanità.

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L'arca dello spazio

Alien: Covenant - Una foto del film
Alien: Covenant - Una foto del film

Alien: Covenant si svolge dieci anni dopo i fatti narrati in Prometheus e ci porta a bordo di un nuovo, imponente veicolo spaziale: la Covenant, una nave che trasporta coloni e materiali per la terraformazione di un lontano pianeta abitabile. Oltre a migliaia di persone immerse nell'ipersonno ed embrioni destinati a popolare la nuova frontiera dell'umanità, a bordo c'è naturalmente un equipaggio specializzato composto prevalentemente da affiatate coppie di sposi. Proprio quando, in seguito a un incidente causato da un'imprevedibile tempesta di neutrini, a bordo della Covenant si verifica un cambio di leadership, un altro evento fortuito e inspiegabile cambia il corso della missione: la ricezione di un segnale dalle caratteristiche indiscutibilmente umane, che giunge da un altro pianeta compatibile con la vita ma sfuggito ad ogni indagine esplorativa.

Alien: Covenant, Michael Fassbender e Carmen Ejogo in una scena del film
Alien: Covenant, Michael Fassbender e Carmen Ejogo in una scena del film

Non ci spingiamo oltre nel rivelare come si sviluppi l'intreccio di Alien: Covenant, anche se potete ben immaginare che è proprio il legame con Prometheus ciò che troveranno, seguendo quel richiamo, gli sfortunati viaggiatori della Covenant; restiamo per il momento con il suo equipaggio. La sua natura di comunità destinata alla colonizzazione rende il gruppo piuttosto omogeneo e lontano dalle dinamiche realistiche e dalle tensioni "sociali" che caratterizzavano l'equipaggio della Nostromo in Alien. Per quanto giustificato dalla trama, questo rende la strategia per la partecipazione empatica un po' ripetitiva e infruttuosa: c'è un unico modello di relazione, per cui abbiamo soltanto personaggi che si preoccupano e si tormentano per il coniuge.

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Alien: Covenant - Katherine Waterston in una foto del film
Alien: Covenant - Katherine Waterston in una foto del film

Anche la caretterizzazione dei personaggi non ha nulla dello smalto dello script di Dan O'Bannon per Alien o di quello, firmato da James Cameron, di Aliens - Scontro finale: difficilmente la scenaggiatura di Covenant sarà ricordata come una della prove più ispirate dell'eccellente John Logan. Dalla penna a cui dobbiamo Penny Dreadful e Skyfall, ui in tendem con Dante Harper, non emergono né un'apprezzabile propulsione narrativa né personaggi anche vagamente memorabili, nonostante l'uso piuttosto sorprendente di alcuni interpreti di rilievo. E poi naturalmente c'è l'androide, sempre più indispensabile in missioni spaziali destinate a durare anni, che l'equipaggio trascorre per lo più nelle braccia di Morfeo: al David di Prometheus succede il più evoluto Walter, ma il volto è sempre quello di Michael Fassbender. E se pensate che un ruolo così monocorde possa essere limitante per il vostro beniamino irlandese, aspettate e vedrete.

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La ciclicità del mito

Alien: Covenant - Una foto di Michael Fassbender nel film
Alien: Covenant - Una foto di Michael Fassbender nel film

Agli androidi sono sempre toccati ruoli di una certa rilevanza nella saga di Alien, a cominciare dal disturbante Ash di Ian Holm nel film del 1979. Qui però il conflitto con i loro creatori assume caratteristiche ben precise che, pensando all'amore di Ridley Scott per la letteratura inglese, non possono che farci pensare al mito di Frankenstein: e d'altro canto il romanzo di Mary Shelley aveva un sottotitolo che recitava "Il moderno Prometeo". Nel primo film della nuova era di Alien, Prometeo (quello antico, il mito greco) era chiamato in causa in quanto creatore dell'umanità e correlativo degli Ingegneri; in Covenant, siamo noi che facciamo i conti con le conseguenza dell'aver originato la nostra straordinaria, curiosa, confusa Creatura: gli androidi.

Alien: Covenant - Una nuova foto del film
Alien: Covenant - Una nuova foto del film

È una "creazione a catena" l'immagine che possiamo individuare al cuore di Alien: Covenant. Una creazione che, passaggio dopo passaggio, ci conduce verso una terrificante purezza senza coscienza. E in questa luce, e tenendo in cosiderazione anche il sottotesto mistico e religioso di Prometheus, forse possiamo rischiare una lettura anche del titolo del film: la "arc of covenant", ovvero la leggendaria l'Arca dell'Alleanza, era il simbolo del patto tra l'uomo e Dio, e la manifestazione del divino in Terra. Verso quali nuovi mondi, nuovi dei, nuovi orrori e nuove alleanze viaggia la Covenant?

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Il futuro è donna

Qualunque cosa siano (e suvvia, lo sappiamo cosa sono), questi nuovi orrori dovranno fare prima o poi i conti con Daniels. La "nuova Ripley" - o l'antesignana di Ripley nella cronologia della storia - di Katherine Waterston è il personaggio più incisivo e forse l'unico davvero memorabile - con buona pace di Fassbender e del suo ruolo complesso e insidioso - del film. E non per merito dello script che non riesce ad assicurarle il magnifico arco di crescita che caratterizzava Ellen Ripley - e probabilmente nemmeno del regista, che qui dimostra che per tornare agli antichi fasti ha bisogno di una sceneggiatura solida e brillante come quella di Sopravvissuto - The Martian.

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Alien: Covenant, Katherine Waterston in una foto del film
Alien: Covenant, Katherine Waterston in una foto del film

Nella voce della Daniels di Katherine Waterston risuona, sin dalle prime battute del film, la forza, l'assennatezza, l'istinto della Ripley che si opponeva al suo comandante per non far salire l'infetto Kane a bordo della nave; la presenza scenica dell'attrice, occhi profondi ed espressivi, sex appeal androgino, una formidabile energia interiore, ci ricorda al punto giusto la leggendaria eroina incarnata da Sigourney Weaver. Il coraggio e doti di leadership di Daniels, che infiammano la parte finale del film, decisamente la più riuscita grazie a un bel crescendo di tensione e a scene d'azione ben orchestrate, ci fanno sperare che sia proprio lei il futuro di una saga che in questo Covenant riuscito a metà, almeno nelle intenzioni, è ben lungi dall'essere conclusa.

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3.0/5