Una vita intensa e in continua mutazione, vissuta a cavallo di una delle epoche di più profonda crisi e di più radicale cambiamento che la storia ricordi non poteva non diventare un'avventura affascinante per il piccolo schermo. Sant'Agostino d'Ippona è stato forse il santo più famoso della Storia, ed è senz'altro uno dei più conosciuti in tutto il mondo, quello più moderno e quello che in tempi oscuri come quelli che viviamo oggi avrebbe senz'altro avuto una parola di conforto e di illuminazione per tutti.
Diretta dal regista americano di origini canadesi Christian Duguay, lo stesso di Screamers - Urla dallo spazio e dell'adattamento televisivo di Giovanna D'Arco, di Coco Chanel e dell'imminente miniserie sulla figura di papa Pio XII intitolata Sotto il cielo di Roma, la miniserie su Sant'Agostino si avvale di un cast internazionale di primo piano che comprende oltre al protagonista assoluto Alessandro Preziosi, che presta il suo carisma e la sua figura statuaria per incarnare il santo, anche Franco Nero nei panni di Sant'Agostino anziano, un'emozionante Monica Guerritore che interpreta la madre di Agostino, e da un grandioso Andrea Giordana nel non semplice ruolo del Vescovo Ambrogio, divenuto anch'egli santo con un percorso simile a quello dell'amico Agostino che proprio grazie alle sue parole riesce a trovare la sua strada verso Gesù Cristo e verso la verità.
Co-produzione italo-tedesco-polacca di grande spessore tecnico e artistico, Sant'Agostino nasce dall'unione delle forze di RaiFiction, della storica Lux Vide e della tedesca Eos Entertaiment che in due puntate da 100 minuti (in onda domenica 31 gennaio e lunedì 1 febbraio in prima serata su Raiuno) riassume l'intera storia del filosofo, teologo, oratore, scrittore e poi vescovo Agostino d'Ippona, dalla nascita in un paesino dell'entroterra africano sino alla morte sopraggiunta ad Ippona nel 430 passando per gli anni della maturità vissuti a Milano alla corte dell'Imperatore.
Presenti alla conferenza stampa ospitata per l'occasione dalla magnifica sala principale dell'ex Biblioteca Agostiniana ora Angelica, la prima biblioteca pubblica della storia, il Direttore di RaiFiction Fabrizio Del Noce, il presidente della Lux Vide Ettore Bernabei, i produttori Matilde e Luca Bernabei, insieme agli attori Alessandro Preziosi, Franco Nero, Andrea Giordana e Padre Vittorino Grossi, sacerdote agostiniano preside dell'Università Lateranense.
Come mai è stata scelta una location così prestigiosa per questa presentazione?
Fabrizio Del Noce: Quando si può, credo sia giusto presentare certe storie in luoghi che si possano collegare in senso stretto sia ai personaggi che alle epoche narrate. Sant'Agostino rientra nel filone delle fiction che si fanno per un pubblico che cerca non solo evasione ma anche qualcosa di diverso ogni tanto, questo è uno di quei prodotti che la Rai sente il dovere di fare in quanto rappresentante della cultura e non solo artefice di intrattenimento leggero e spettacolo.
Perchè avete scelto proprio la figura di Sant'Agostino?
Fabrizio Del Noce: E' stato uno dei più grandi filosofi della storia dell'umanità oltre che uno dei santi più amati e importanti. La sua è una vicenda può definirsi emblematica, non è comune un peccatore che diventa santo e che trasforma la sua intera vita intellettuale e i travagli intimi di uomo nella nascita di un grande filosofo. La fiction è stata anche mostrata al Papa a settembre a Castel Gandolfo. Ovvio che siano venuti fuori certi della vita di Agostino piuttosto che altri, la figura del filosofo ad esempio non è mostrata appieno, almeno non quanto il suo percorso spirituale e di vita. Nonostante la difficoltà dell'argomento mi auguro che questo prodotto possa essere per quelli che ne fruiranno anche un arricchimento intellettuale, accessibile a tutti, anche a chi non ha la cultura necessaria per affrontare certi temi.
Ettore Bernabei: Ringrazio moltissimo la Rai per aver permesso di portare a termine l'importante opera di volgarizzazione e divulgazione popolare di un personaggio così eminente della cultura universale, oltre che un padre della Chiesa. Sant'Agostino è un'opera che non vuole solo far conoscere un periodo della storia dell'umanità ma anche raccontare il percorso di un uomo che avrebbe potuto benissimo vivere ai nostri giorni, uno che ha vissuto le esperienze di tanti uomini e tante donne di oggi in anni altrettanto difficili.
Cosa vi ha affascinato di più di lui?
Ettore Bernabei: E' stato affascinante riportare in superficie la sua vicenda, raccontare i suoi maestri, la sua esperienza di poter coltivare in quell'epoca un'intelligenza eccezionale con la cultura del mondo greco e del mondo romano insieme, il suo incamminarsi per una via tormentata e minata del successo professionale e del potere, le sue esperienze trasgressive vissute sempre con un tormento nell'anima, come perennemente alla ricerca di qualcosa che gli mancava.
Pensa che il pubblico risponderà positivamente?
Ettore Bernabei: Spero che il pubblico non lo guardi solo per passare due serate interessanti ma che riesca anche a ricavarne un vantaggio per la propria vita, come disse Benedetto XVI quando ha visto una parte di questa miniserie "speriamo che qualcuno si faccia trovare dalla verità e che riesca a trovare la carità grazie alle parole di Sant'Agostino". Sono avvenimenti accaduti 1600 anni fa ma spero ci si possa fermare a riflettere su certi avvenimenti della storia dell'umanità e a vederci anche un po' del mondo di oggi. Grazie allo sforzo di tante persone che hanno lavorato alla sceneggiatura e al film siamo riusciti a portare a termine questo progetto, non è stato un lavoro facile, come complicato è stato anche quello degli attori che hanno dato vita in modo affascinante alla storia di Sant'Agostino.
Padre Vittorino Grossi: Come disse un grande storico su Sant'Agostino "la sua esperienza siamo tutti noi". Ci ritroviamo un po' tutti nella sua storia e non posso negare che quando nel finale della proiezione ho visto quella barca di profughi mi sono commosso e ho pensato a quello che accade oggigiorno nel nostro Paese. Sant'Agostino fu un grande portatore di pace, le sue gesta e le sue parole "le guerre non si vincono con le guerre ma al tavolo delle trattative" ne sono la testimonianza. Quella che ci ha insegnato Agostino è un lezione immensa di solidarietà che ha visto nell'umile ministero di un prete la parte più importante di un'esistenza dedicata al prossimo, alla sua gente che non ha mai abbandonato neanche nel momento più difficile. Ha incarnato l'immagine di una Chiesa che tutti noi sognamo oggi, preti e vescovi che siano vicini alle persone in difficoltà, sempre e comunque.
Signor Preziosi, ci racconta il 'suo' Sant'Agostino?
Alessandro Preziosi: Non basterebbe una vita per raccontare il mio Sant'Agostino, sono rimasto molto colpito da questa esperienza in quanto appartenente a quella fetta del genere umano che è perennemente in ritardo e non riesce a fare tesoro della verità né a donarla ai suoi cari o a somministrarla alla gente. Come operatore culturale e attore sarebbe questo il mio compito primario. Tutto è iniziato quando il produttore Luca Bernabei mi mise a conoscenza di questa meravigliosa storia, ricevetti la sceneggiatura di notte tra uno spettacolo e l'altro dell'Amleto che sto facendo in teatro tuttora. Era curioso perchè nello stesso modo in cui Amleto mi poneva le domande, Agostino mi suggeriva le risposte. La lessi tutta d'un fiato, rimasi affascinato dall'aspetto dinamico e mi proposi come possibile protagonista. Poi ci fu l'incontro con il regista Duguay e da quel momento mi sono semplicemente lasciato andare, non ho dovuto fare nessuno sforzo interpretativo né utilizzare alcuna tecnica di quelle usate nella mia carriera per galleggiare fino a questo momento.
Cosa le ha lasciato di più benefico questa esperienza?
Quale insegnamento ha tratto dalla storia di questo grande uomo?
Alessandro Preziosi: Agostino ha cercato con tutte le sue forze di attribuire alla parola l'aggettivo 'vero' senza nasconderla dietro agli stessi fatti che di per sè escludono che questa parola voglia dire qualcosa. E' questo a mio avviso l'elemento più moderno della figura di Agostino, il suo rapporto con le parole e la loro interpretabilità. La sua fatica è uno dei tasselli di questo processo di attribuzione del giusto significato alle parole, esse riescono a decretare delle responsabilità e creano di fatto il destino del mondo. E' stato importante anche recitare in inglese, un'esperienza per me del tutto nuova, intensa e molto formativa, ho condiviso con i miei colleghi momenti e motivi di grande crescita e ne sono felice.
Come ha vissuto Franco Nero nei panni di Agostino anziano?
Come ha affrontato Andrea Giordana il difficile ruolo di Ambrogio?
Andrea Giordana: Ho provato invidia nel mio personaggio perchè non capita a tutti di ricevere Dio come è accaduto ad Ambrogio. Lui come Agostino era legato al potere ma ad un certo punto si trova a scontrarsi con Dio, un Dio che aveva bisogno del suo senso di giustizia, della sua attenzione al sociale e della sua saggezza, venne eletto a sostituire il vescovo ariano Assenzio. Ambrogio si sentiva imbarazzato, doveva lasciare tutto il potere che aveva in mano e le prova tutte pur di non essere eletto, tenta addirittura di fare cattiva impressione sui suoi elettori ma senza riuscirci. Subisce anche lui una sorta di conversione, un battesimo e finalmente riuscì ad aprire il cuore alla chiamata di Dio. Ambrogio era un integralista, non come noi miseri esseri umani che tutti i giorni ci mettiamo alla ricerca di un assoluto che non esiste, noi facciamo un passo avanti e poi tre passi indietro.
Cos'ha provato dopo essersi rivisto oggi sullo schermo?
Andrea Giordana: Confesso di aver provato molta emozione nel vedere questa proiezione, io avevo visto solo le parti che ho doppiato. Siamo senza dubbio di fronte a un prodotto straordinario per intensità e per qualità, sembra un film dai mezzi infiniti anche grazie al lavoro Christian (Duguay, il regista ndr), che ha una peculiarità che altri registi non hanno e cioè quella di saper usare la macchina a mano. il risultato è davvero straordinario. Lo stesso ringraziamento va ai produttori perchè presentare un prodotto televisivo così oggi è molto coraggioso e significativo, d'altronde è questa la funzione della TV pubblica e io mi sento di approvare questa scelta.
Da tanti anni la Lux Vide è leader nella divulgazione di temi molto alti, con un grande riscontro di ascolti. Cosa vi ha insegnato questa vostra lunga esperienza nella missione comunicativa?
Come interpreta la frase pronunciata da Agostino "andate, amate e fate quel che vi pare"?
Alessandro Preziosi: L'amore è un sentimento così semplice ma anche complesso allo stesso tempo, una volta che hai capito l'amore puoi fare ciò che ti pare, così la interpreto io. Sono rimasto molto affascinato dalle tante frasi dette da Agostino e da egli scritte sui libri. Alla base di tutto c'è a mio avviso un concetto fondamentale e cioè quello che i sentimenti noi li trattiamo erroneamente come delle funzioni, in una rosa il bulbo è la funzione mentre alla base di tutto c'è un seme, assai più semplice. I sentimenti non sono funzioni, quando riteniamo che l'amore sia un sentimento chiaro assoluto e semplice allora possiamo combinarlo con l'esercizio della nostra volontà, una volta chiarito quello che vogliamo e solo in quel momento siamo in grado di amare.
Il suo momento più difficile durante la lavorazione?
Alessandro Preziosi: Ho avuto un momento di crisi, un momento intimamente molto difficile nella prima settimana di lavoro. Ero
in un luogo che non conoscevo e lontano da casa, mi ritengo un uomo impulsivo ed esigente e ero dell'opinione che la programmazione stabilita per le riprese della settimana fosse fuori da ogni possibilità per me, pretendevano che recitassi in inglese in una sola settimana le due scene più importanti del film. Quella sensazione me la porterò addosso per tutta la vita, ho atteso una notte intera davanti alla stanza del regista in attesa della mattina, momento in cui gli avrei parlato di questo mio malessere. Ci siamo chiariti poi, anche con il produttore e con i suoi collaboratori, in quel momento mi sono scoperto un uomo profondamente arrogante ma di questa consapevolezza non me ne sono lavato le mani, ci sto tuttora lavorando.
Fabrizio Del Noce: E' questa la stagione più competitiva, non volevamo metterla in onda in periodi poveri di pubblico come ad esempio la bella stagione, il significato del nostro lavoro nasce dal confronto e dalla competizione, il rischio era di ghettizzarla. Puntiamo tutto su quella fetta di pubblico disponibile ad una tematica meno popolare di un reality.