Un decennio di gavetta, fra lavori come stuntman, brevi apparizioni in varie fiction televisive e un paio di ruoli in film indipendenti passati più o meno inosservati; dopodiché, nel 2015, la svolta che all'improvviso l'avrebbe fatto conoscere al pubblico e avrebbe lanciato la sua carriera. Sono bastati tre anni, infatti, per trasformare Alessandro Borghi, classe 1986, in uno degli attori italiani più apprezzati della sua generazione, nonché in uno di quelli dai quali, nel prossimo futuro, è lecito attendersi grandi cose.
E a conferma del fatto che Borghi sembra decisamente intenzionato a mantenere le promesse iniziali, da oggi arriva al cinema (distribuito da Lucky Red) e, in contemporanea, su Netflix Sulla mia pelle, il film di Alessio Cremonini incentrato sulla drammatica vicenda di Stefano Cucchi.
Presentato due settimane fa, come titolo d'apertura della sezione Orizzonti, alla Mostra del Cinema di Venezia, Sulla mia pelle ha già ottenuto l'approvazione della critica, che oltre al rigore della messa in scena di Cremonini ha elogiato in particolare la performance di Borghi nel ruolo di Cucchi, un ragazzo arrestato nel 2009 a Roma per possesso di droga e morto in ospedale, in circostanze misteriose, pochi giorni più tardi.
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Non essere cattivo: una doppia rivelazione
Dall'esordio, in qualità di guest star, in un episodio di Distretto di polizia nel 2006, per quasi dieci anni Alessandro Borghi deve accontentarsi di parti secondarie in serie televisive come Ho sposato uno sbirro, Don Matteo, Romanzo criminale e L'isola. Nel 2015, oltre a recitare sul piccolo schermo in una parte più consistente in Squadra mobile (spin-off di Distretto di polizia), arriva finalmente la grande occasione al cinema: al Festival di Venezia viene proiettato fuori concorso Non essere cattivo, opera postuma del regista Claudio Caligari, scomparso tre mesi prima. Ritratto crudo e disperato del sottobosco criminale di Ostia, Non essere cattivo è soprattutto la struggente storia dell'amicizia fra Cesare, in preda alla tossicodipendenza, e Vittorio, determinato invece a cambiare vita.
A dispetto degli incassi modesti, Non essere cattivo è una delle pellicole più acclamate dell'anno, tanto da essere designato (senza successo) come candidato italiano per l'Oscar come miglior film straniero, e suscita un acceso entusiasmo per i suoi due magnifici comprimari. Se per Luca Marinelli, che si era già fatto notare ne La solitudine dei numeri primi e Tutti i santi giorni, quello di Cesare è il ruolo della consacrazione, Borghi si produce in un'interpretazione intensa e convincente nella parte di Vittorio, che si impegna come può nel tentativo di proteggere il suo amico.
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Suburra fra grande e piccolo schermo
Quasi in contemporanea con Non essere cattivo, nelle sale approda anche un altro film che affronta il tema del degrado sociale e della microcriminalità fra Roma e dintorni: Suburra, trasposizione di Stefano Sollima del romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. E all'interno di una narrazione corale, Alessandro Borghi ruba la scena grazie a uno dei personaggi più 'estremi' del film: Aureliano Adami, soprannominato Numero 8, giovane boss di Ostia che si ritrova coinvolto in un regolamento di conti all'interno della Mafia. Se il film di Caligari aveva raggiunto un pubblico abbastanza ristretto, Suburra riscuote risultati molto maggiori al box office; pochi mesi più tardi, Borghi riceverà una doppia candidatura ai David di Donatello, come protagonista per Suburra e come supporter per Non essere cattivo.
Nel 2017 l'attore riprende il personaggio di Numero 8 nella serie Suburra, prima produzione italiana a episodi targata Netflix, concepita come un prequel del film di Sollima. Presentato in anteprima al Festival di Venezia, Suburra sbarca su Netflix in autunno, rivelandosi uno dei fenomeni televisivi dell'annata e accrescendo ulteriormente la popolarità di Borghi.
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Un biennio di cinema, dai sobborghi romani a Napoli velata
Oltre all'esperienza televisiva di Suburra, fra il 2016 e il 2017 Alessandro Borghi lavora senza sosta anche per il cinema, mettendo in cantiere ben sette pellicole. Storie di redenzione e di sopravvivenza nei sobborghi della periferia romana sono quelle narrate ne Il più grande sogno di Michele Vannucci, in concorso nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia 2016, e in Fortunata di Sergio Castellitto, presentato al Festival di Cannes 2017 nella sezione Un Certain Regard, in cui Borghi divide la scena con Jasmine Trinca (il film gli varrà il Nastro d'Argento come miglior attore supporter). Dopo vari personaggi ruvidi e spiccatamente 'borgatari', Alessandro Borghi ha modo di confrontarsi invece con un ruolo molto diverso in The Place, dramma corale dai contorni surreali di Paolo Genovese, dove presta il volto a un ragazzo cieco messo di fronte a una lacerante scelta morale; il film, però, è accolto con freddezza dalla critica e resta lontanissimo dall'exploit del precedente lavoro di Genovese, Perfetti sconosciuti.
Nel frattempo, Borghi fa ritorno alla Mostra di Venezia del 2017 in una veste inedita: il 'padrino' del Festival, con l'incarico di condurre la cerimonia di premiazione. A fine anno debutta invece nelle sale quello che, ad oggi, rimane il suo maggior successo, con oltre ottocentomila spettatori: Napoli velata di Ferzan Ozpetek. Curioso esperimento al confine fra i generi, che amalgama (in maniera a tratti piuttosto confusa) dramma erotico, commedia e noir con qualche suggestione hitchcockiana (gli elementi del doppelgänger e dell'ossessione necrofila rimandano invariabilmente a La donna che visse due volte), Napoli velata vede Borghi in un ambiguo doppio ruolo accanto a Giovanna Mezzogiorno, trascinata suo malgrado in un mistero dai contorni surreali. Poco apprezzato dalla critica, Napoli velata attira comunque l'attenzione per del pubblico e, insieme a Fortunata, vale a Borghi un'altra, doppia nomination alla scorsa edizione dei David di Donatello.
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Sulla mia pelle e i progetti futuri
Con il volto scavato, il fisico possente ridotto all'improvviso ad una corporatura smagrita e un profondo senso di rassegnazione inciso negli occhi celesti, in Sulla mia pelle Alessandro Borghi si produce in quella che, probabilmente, rappresenta finora la sua migliore prova d'attore. Il film è costruito quasi interamente sul personaggio di Stefano Cucchi, sull'espressività e sul corpo di un ragazzo prigioniero del proprio calvario, e la sua riuscita è in gran parte merito dell'attore. Da qui a qualche mese, invece, ritroveremo Borghi in un progetto tanto atteso quanto atipico: Il primo re, dramma tra leggenda ed epica diretto da Matteo Rovere e incentrato sulla fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo.
Per quanto riguarda la TV, mentre sono già state completate le riprese della seconda stagione di Suburra, c'è un altro set che attende Alessandro Borghi da qui a breve: Diavoli, una nuova serie di Stefano Sollima nella cornice del mondo dell'alta finanza e delle cospirazioni bancarie, che vedrà l'attore recitare insieme a Patrick Dempsey. Insomma, il 2019 già si preannuncia come un altro anno fondamentale per la carriera sempre più in salita del giovane attore romano.