Ailo – Un’avventura tra i ghiacci, recensione: piccole renne crescono

Recensione di Ailo - Un'avventura tra i ghiacci, di Guillaume Maidatchevsky con la voce narrante di Fabio Volo: un ibrido di documentario e racconto d'avventura.

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Ailo - Un'avventura tra i ghiacci: un'immagine del film

Affrontando la recensione di Ailo - Un'avventura tra i ghiacci, co-produzione franco-finlandese che in Italia è stata presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione indipendente Alice nella Città, la mente viaggia subito nei boschi della Lapponia norvegese e finlandese dove si sono svolte le riprese, per oltre un anno, per costruire questo racconto iniziatico unito al documentario. Un connubio di immagini mozzafiato e convenzioni narrative piegate alle esigenze del cinema del reale, accompagnate da una voce narrante (in originale il cantante francese Adelbert, in italiano l'attore e scrittore Fabio Volo) che mescola informazione, epica e humour, tramite la lettura di un testo che si rivolge a spettatori di tutte le età.

La trama: vita da cucciolo

Ailo - Un'avventura tra i ghiacci inizia proprio con la nascita dell'omonimo cucciolo di renna, con la madre che si separa dal resto del gruppo mentre attraversano paesaggi innevati. Ailo viene al mondo in un bosco, più o meno al coperto e all'asciutto, e da lì in poi seguiamo il suo primo anno di vita, un vero e proprio viaggio (il titolo italiano modifica un po' il senso dell'originale, che è Un'odissea in Lapponia) tra la ricerca di cibo, la sopravvivenza alle intemperie e all'arrivo di predatori e la semplice voglia di esplorare e giocare. Il tutto sotto l'occhio attento del regista Guillaume Maidatchevsky, il quale cattura la quotidianità della tundra con precisione documentaristica ma non perde mai di vista il tono giocoso e avventuroso, calibrato per un pubblico giovane. Siamo effettivamente dalle parti di un Bildungsroman con animali antropomorfi, sebbene quella dimensione si limiti sostanzialmente alla costruzione di una struttura narrativa convenzionale; non ci sono voci umane provenienti dalle bocche dei personaggi, né canzoni.

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Ailo - Un'avventura tra i ghiacci: una scena del film

In tale ottica, viene spontaneo ripensare a Il Re Leone, uscito durante l'estate con tutto il battage pubblicitario che accompagna i remake della Disney, questa volta legato principalmente alla scelta di rifare il classico del 1994 con animazione digitale fotorealistica. La critica maggiore mossa a quel film - al di là della logica di rifare il lungometraggio originale con modifiche che corrispondono al minimo sindacale - era proprio in relazione a quel fotorealismo, che stonava con il tono fiabesco di un musical con protagonisti animali parlanti. Da quel punto di vista, quindi, l'odissea di Ailo è molto meno straniante, dato che l'intervento della finzione è esterno: voce fuori campo, musica extradiegetica. Il cucciolo di renna non parla in modo umano, così come non lo fanno i suoi amici e nemici, ed è solamente il testo letto da Fabio Volo a trasmettere quello che in un contesto disneyano sarebbe il sollievo comico verbale (quando un ghiottone vede un branco di potenziali prede, il narratore parla di "un vero e proprio buffet a volontà").

Voglia di tenerezza

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Ailo - Un'avventura tra i ghiacci: una scena del documentario

Il lavoro di Maidatchevsky, vista anche la nazionalità sua e del progetto, è accostabile in parte a ciò che fece ai tempi Jean-Jacques Annaud con L'orso, facendo interagire dei veri plantigradi con una storia appositamente costruita. Qui l'intervento umano, anche a livello di personaggi, è completamente eliminato, lasciando solo la realtà dei ghiacci e delle nevi, veicolata con lo stesso approccio di un documentario che vedremmo sui canali tematici, ma questa volta senza la dimensione divulgativa.

Conta solo l'avventura, avvincente proprio perché vera, capace di superare le barriere della narrazione fittizia e mescolare autenticità e artificio per raccontare una storia universale, per grandi e piccini, quasi senza bisogno dell'ausilio della voce umana. Forse sta lì l'unico difetto dell'operazione: per quanto spesso divertente, la voiceover incide sulla purezza di una storia che è fruibile senza aiuti esterni.

Conclusioni

Arrivati in fondo alla recensione di Ailo - Un'avventura tra i ghiacci, film ammirevole sul piano tecnico e perfettamente godibile a prescindere dall'età dello spettatore, la sensazione è quella di aver passato quasi un'ora e mezza a esplorare da vicino quei territori scandinavi che hanno sempre una sorta di fascino pericoloso. Un viaggio divertente, appesantito solo in parte dalla voce narrante.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • L'apparato visivo è splendido.
  • Il protagonista è semplicemente adorabile.
  • Il mix di realtà e finzione è intrigante.

Cosa non va

  • La voce fuori campo si fa a tratti invadente.