In collaborazione con il progetto The Serial Lab, il primo Talk Lab sulle serie tv a cura di Valerio Caprara e Giuseppe Cozzolino presso Scuola di Cinema di Napoli, vi proponiamo la rubrica Cult Mirror, a cura di allievi e docenti, dedicata alla rivisitazione delle grandi serie del passato.
Il quindicesimo episodio della seconda stagione di Ai confini della realtà si apre in una modesta casa di campagna, lontana ed isolata da tutto, una trascurata donna di mezz'età - la Agnes Moorehead di Vita da Strega- è intenta nelle sue piccole occupazioni quotidiane. Sembra una giornata come tante altre, destinata a concludersi pigramente tra le varie faccende domestiche. Ma, purtroppo per lei, non sarà così. La casa della malcapitata, infatti, viene scelta come base di atterraggio di un piccolo disco volante, arrivato da chissà quale zona remota dello spazio e guidata da minuscoli astronauti. L'abitazione viene messa sotto assedio da queste piccole entità, che, utilizzando una serie di armi all'avanguardia, lavorano di concerto contro il gigantesco essere che hanno di fronte, cercando in tutti i modi di prendere possesso del territorio ed eliminare la sua proprietaria. Con la probabile volontà di muoversi poi alla conquista del resto del pianeta.
La donna, dal canto suo, ha solo pochi oggetti rudimentali con cui poter opporre resistenza: un coltello, una scopa e altri utensili che riesce a raccattare nel disperato tentativo di sopravvivere. Nasce, così, una battaglia all'ultimo sangue tra lei e i piccoli aggressori, che tuttavia la vedrà prevalere eliminandoli tutti, uno dopo l'altro. Per completare l'opera, e far sì che l'accaduto rimanga solo un raccapricciante ricordo, bisogna distruggere anche l'oggetto infernale con cui gli strani "alieni" sono sbarcati. Servendosi di un'ascia, la protagonista dà il colpo di grazia al piccolo UFO, ancora parcheggiato in soffitta. Sarà appunto questo evento che fornirà lo switching ending dell'episodio 2x15. Prima della definitiva distruzione, l'ultimo astronauta riesce ad inviare un messaggio radio verso la propria base di riferimento. Dalle sue parole - unica sequenza in cui si fa uso del parlato - apprendiamo che gli "invasori" sono, in realtà, esploratori terrestri giunti, per loro sfortuna, su di un pianeta abitato da giganti. Una delle ultime inquadrature, sui rottami della nave distrutta, mostra lo stemma dell'US AIR FORCE.
Lo Show che ha fatto la storia della science fiction
Scritto dal Richard Matheson, artefice di capolavori immortali da Io sono Leggenda a Duel, Gli invasori è fra gli episodi più celebri ed amati di Ai confini della realtà, serie ideata, ed introdotta sul piccolo schermo, da quella singolare figura di ex combattente, pugile e scrittore che risponde al nome di Rodman "Rod" Serling: storyteller più unico che raro, fortemente influenzata dal concetto di irruzione del fantastico nella realtà quotidiana.
Un fantastico e una fantascienza dalle venature "umaniste", capace di sdoganare argomenti scottanti come la Guerra Fredda, il razzismo, i limiti etici della scienza, il rapporto fra l'Uomo e la Morte, nel panorama apparentemente omologato della Tv americana degli Anni 50. La formula, distillata accuratamente per cinque stagioni, è quella dell'anthology drama (singoli episodi autoconclusivi), assai ricorrente nella Golden Age catodica, con un team di talentuosi scrittori che faranno la storia della science fiction e del weird: oltre Matheson, Charles Beaumont, George Clayton Johnson e Jerome Bixby.
L'Eredità della serie e le sue nuove incarnazioni
Tutta la susseguente cultura pop angloamericana verrà fecondata - o invasa - dalle idee di Rod Serling, che si insinueranno anche in insospettabili serie animate (I Simpson e I Griffin), o in brani di celebri band metal come gli Iron Maiden (Twilight Zone è il titolo di una canzone dell'album "Killers", 1981).
Per meglio comprendere la complessità del fenomeno The Twilight Zone, sarebbe forse opportuno parlare di "periodi" più che di "stagioni". Anche dopo la morte di Serling (nel 1975), l'imprinting sull'immaginario collettivo di tante generazioni di fruitori incoraggerà diverse operazioni-reboot nei decenni successivi.
Dal film omonimo prodotto e co-diretto da Steven Spielberg nel 1983 (rielaborando parzialmente alcuni episodi dello show originale) alla seconda serie trasmessa tra il 1985 e il 1989, con le regie di fan del calibro di William Friedkin e Wes Craven, alla miniserie Twilight Zone: Rod Serling's lost classics, curata nel 1994 da Richard Matheson e dalla moglie di Serling, Carol (due film per la tv tratti da una sceneggiatura di Serling e da una di Matheson, presentati dall'attore James Earl Jones) e alla terza riedizione targata UPN con Forest Whitaker, narratore di 44 episodi, trasmessi in coppia nelle 22 puntate dell'unica stagione prodotta tra il 2002 e il 2003.
L'ultima sfida per riportare in vita questo show è quella recentissima del portale streaming CBS All Access, dieci episodi - l'episodio uno è stato trasmesso il primo di Aprile - narrati e prodotti dal Jordan Peele di Get Out e Us. Riuscirà questa nuova incarnazione a conquistare l'interesse di un pubblico anestetizzato da produzioni sci-fi ed horror sempre più sofisticate e, talvolta, velleitarie? Stay tuned... Resteremo sintonizzati. Ma, in attesa del nuovo, godiamo delle meraviglie del vecchio.
A cura di Nicola Cioppa per The Serial Lab.