Agnieszka Holland presenta Green Border: un atto d’accusa contro Putin e la xenofobia

La grande regista Agnieszka Holland ci ha raccontato le difficili riprese del film Green Border, sull'odissea dei rifugiati, e il suo braccio di ferro contro le autorità polacche.

Agnieszka Holland presenta Green Border: un atto d’accusa contro Putin e la xenofobia

"Sono stata io stesso una migrante, anche se di un tipo molto diverso da quelli del film. Molti miei amici e familiari sono emigrati nel 1968 dalla Polonia, quando è iniziata la caccia sovietica contro l'intellighenzia ebraica; il tema dunque mi era molto vicino". Si apre con una nota autobiografica l'incontro con Agnieszka Holland al cinema Nuovo Olimpia di Roma, dove la grande regista polacca ha presentato in anteprima il suo nuovo lavoro, Green Border, da giovedì nelle sale italiane: una durissima cronaca della crisi migratoria che, a partire dal 2021, si sta consumando al confine fra la Bielorussia e la Polonia, nel relativo silenzio mediatico dell'Europa. Attraverso i codici del racconto corale e con un approccio di rigoroso realismo, la Holland mette in scena il calvario dei rifugiati e le violenze subite da parte delle autorità di frontiera.

Green Border
Green Border: un'immagine del film

Al Festival di Venezia, dove è stato accolto con entusiasmo dalla critica e si è aggiudicato il Premio della Giuria, Green Border non era l'unico film dedicato al tema delle migrazioni: in concorso c'era anche Io capitano di Matteo Garrone, che illustra un tormentato viaggio nel continente africano con un naturalismo contaminato da pennellate quasi fiabesche. Ma mentre Io capitano ha avuto l'opportunità di affacciarsi alla ribalta internazionale degli Oscar, la pellicola di Agnieszka Holland è stata apertamente osteggiata dai vertici del Governo polacco, a partire dal Presidente Andrzej Duda, in quanto estremamente critica nei confronti della politica migratoria del paese; ciò non ha impedito che il film diventasse un fenomeno in patria, con un esodio da record al botteghino polacco e un totale di circa ottocentomila spettatori.

Agnieszka Holland: una carriera fra cinema, TV e politica

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Una foto di Agnieszka Holland

Con la sua figura minuta, ma animata da una vitalità infaticabile, Agnieszka Holland si rivolge al pubblico del Nuovo Olimpia con un eloquio vivace e appassionato. Nata settantacinque anni fa a Varsavia, la Holland ha vissuto sulla propria pelle l'occupazione nazista (sua madre era un membro della resistenza polacca) e, nel 1968, è stata testimone diretta della Primavera di Praga e dell'invasione sovietica, finendo in carcere come dissidente; non a caso la sua carriera da cineasta, iniziata lavorando come assistente per Krzysztof Zanussi e Andrzej Wajda, ha avuto spesso una marcata impronta politica, fin dal suo esordio nel 1979, con Attori di provincia. Poco dopo la Holland ha dovuto abbandonare la Polonia, dove nel frattempo era stata istituita la legge marziale, e nel 1985 ha ricevuto la nomination all'Oscar per il miglior film straniero per Raccolto amaro, un melodramma realizzato in Germania Ovest e ambientato durante le deportazioni degli ebrei.

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Europa Europa: un'immagine di Marco Hofschneider

Da allora la Holland avrebbe ottenuto altre due candidature all'Oscar per altri due film che raccontano gli anni della Seconda Guerra Mondiale: nel 1991 per la sceneggiatura di Europa Europa, tratto dall'autobiografia del profugo ebreo Solomon Perel e ricompensato anche con il Golden Globe come miglior film straniero, e nel 2011 per In Darkness, sui rastrellamenti nella città ucraina di Leopoli, dove alcune famiglie ebree si nascosero per mesi nella rete fognaria. Ma nella sua lunga carriera, Agnieszka Holland ha diretto anche grandi co-produzioni internazionali, come Il giardino segreto (1993) e Poeti dall'inferno (1995), con un giovane Leonardo DiCaprio nei panni di Arthur Rimbaud, e ha firmato numerosi episodi di serie TV americane quali The Wire, The Killing, Treme e House of Cards. Tuttavia, Green Border appare uno dei progetti più sentiti e personali che abbia mai portato a termine.

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La crisi migratoria fra Polonia e Bielorussia

Green Border 2
Green Border: un'immagine del film

"La migrazione rappresenta una condizione esistenziale dell'essere umano: tutti siamo stranieri, ma lo capiamo meglio solo quando ci troviamo in un altro paese", spiega la Holland, che punta il dito contro la xenofobia crescente nei paesi europei, spesso alimentata dai partiti di estrema destra. "Nel 2015 è cominciata l'ondata migratoria dalla Siria verso l'Europa, e l'Europa ha reagito con una paura terribile. A quel tempo in Polonia non c'erano migranti, ma l'Unione Europea ha deciso di ridistribuire i rifugiati fra i vari paesi. In Polonia sono arrivati dunque settemila rifugiati siriani, l'equivalente del pubblico di una sala concerto; ma a quell'epoca il partito populista polacco ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia elettorale, utilizzando una retorica che non avevo più ascoltato dai tempi del nazismo e accusando i migranti di portare malattie e degenerazioni nella società dei polacchi bianchi. Prima di allora il settanta percento dei polacchi era favorevole all'accoglienza dei rifugiati, ma dopo questa propaganda xenofoba il consenso è sceso al trenta percento".

The Green Border 2023 Movie
Green Border: un'immagine del film

La Holland prosegue spiegando in che modo la questione migratoria è stata sfruttata in maniera spregiudicata da personaggi quali Vladimir Putin e Aljaksandr Lukašenka: "L'Unione Europea si è impaurita per quest'ondata populista, e così ha pensato di 'vendere' i rifugiati ai dittatori di paesi vicini all'Europa, come la Turchia e la Tunisia. Naturalmente Vladimir Putin, che non è stupido, ne ha capito subito la convenienza, e con la complicità del suo burattino Aljaksandr Lukašenka ha creato un nuovo corridoio attraverso la Bielorussia, vendendo i visti ai rifugiati. Sembrava una rotta molto più sicura rispetto al Mar Mediterraneo, che è diventato un cimitero per decine di migliaia di persone, finché questi rifugiati non si sono trovati all'improvviso nella foresta che fa da area di confine tra la Bielorussia e la Polonia: chi provava a tornare in Bielorussia veniva arrestato e torturato, mentre le autorità polacche hanno trasformato questo territorio in un campo di prigionia, precludendo l'accesso a medici e giornalisti".

Un film per raccontare il "teatro della crudeltà"

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Agnieszka Holland con il Premio della Giuria a Venezia 2023 per Green Border

"Tra questi rifugiati c'erano molti nuclei familiari, trattati senza alcuno scrupolo dalle guardie della frontiera polacca: tra Polonia e Bielorussia è iniziato così un assurdo teatro della crudeltà. Questa regione di confine è abitata da varie etnie, e molti abitanti discendono dai prigionieri dei lager nazisti. Gli abitanti hanno incontrato persone affamate, assetate, ammalate, ma le autorità polacche proibiscono di aiutare i rifugiati e chi trasgredisce le regole viene punito; tuttavia molti volontari, sostenuti da attivisti, stanno cercando di soccorrere i rifugiati. Il silenzio imposto ai media priva queste persone del diritto di parola, perciò ho deciso di fare quello che so fare: realizzare un film, chiedendo la collaborazione di produttori di diverse parti del mondo e di due giovani registe. Ovviamente non abbiamo chiesto finanziamenti allo Stato, perché non avremmo ottenuto niente, ma saremmo stati solo osteggiati".

Green Border
Green Border: un'immagine del film

Agnieszka Holland procede illustrando la complessa lavorazione di Green Border, dalla genesi del film alle riprese, portate avanti in condizioni precarie: "La sceneggiatura è basata sulle nostre conversazioni con gli attivisti e con i rifugiati e su tutti i reportage e gli articoli su di loro. Abbiamo raccolto moltissimo materiale, abbiamo parlato con la popolazione locale e alla fine siamo anche arrivati alla polizia di frontiera: alcuni agenti ci hanno raccontato in modo anonimo e clandestino ciò che avevano dovuto fare, e mentre ce ne parlavano piangevano. Ho scelto le due co-registe, Katarzyna Warzecha e Kamila Tarabura, perché hanno molto talento e non sono guidate dall'ego. Avevamo poco tempo e pochi soldi per le riprese, quindi abbiamo avuto l'idea di girare in parallelo le diverse sezioni narrative del film, che è raccontato secondo vari punti di vista e con attori differenti, dividendo la troupe in due unità. Katarzyna e Kamila avevano diretto una splendida serie per Netflix, Absolute Beginners, che vi consiglio di guardare".

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Il braccio di ferro con Duda e la passione per le controversie

Holland Venice
Agnieszka Holland al Festival di Venezia 2023

Pur riconoscendo contraddizioni e storture che caratterizzando la politica della Polonia, così come quella di molti paesi circostanti, le parole di Agnieszka Holland non sono improntate a una totale disillusione, ma piuttosto invitano a comprendere la necessità di una resistenza. "È più facile mostrare il mistero del male, perché il male non ha nulla di misterioso. Ad essere misterioso è il bene: è molto difficile crederci e farlo vedere. Lo scrittore russo Vasilij Grossman, l'autore di Vita e destino, ha detto che il mondo non si basa sulla lotta fra il bene e il male, ma sulla lotta del male contro un piccolo seme di bene nascosto nell'animo umano: finché questo seme riuscirà a sopravvivere, il male non vincerà. Ho pensato che è un po' quello che sta succedendo in Polonia". Le domandano come sia possibile che tutto ciò accada in un paese così fortemente cattolico: "Ho l'impressione che la maggioranza dei cattolici, in Polonia, non sia veramente cristiana; sicuramente non lo è la maggioranza della gerarchia polacca".

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Green Border: un'immagine del film

A tal proposito, la Holland conclude fornendo un resoconto, non privo d'ironia, del proprio braccio di ferro con le autorità polacche in occasione dell'uscita di Green Border: "Per questo film siamo stati attaccati duramente dal potere politico e religioso. Il Presidente polacco, Andrzej Duda, ha detto che non avrebbe visto il film perché non avrebbe voluto pagare il biglietto; la gente allora ha cominciato a spedirgli dei biglietti. Parlando di noi, Duda ha citato un motto della resistenza antinazista polacca: 'Solo i porci vanno al cinema'. Con queste parole, il Presidente ha infamato settecentocinquantamila polacchi che sono andati a vedere Green Border, paragonandoli ai collaborazionisti del nazismo. Difficile immaginare una pubblicità migliore per il film: Green Border è diventato un fenomeno in Polonia, e molti spettatori sono andati al cinema indossando una maschera da maiale". A questo punto, sul volto della Holland si affaccia un sorriso: "In fondo, a me piacciono le controversie: ci spingono a pensare e ad agire".