Molte le domande, da parte di un discreto numero di addetti stampa intervenuti al festival romano, per Agnés Jaoui e Jean-Pierre Bacri, rispettivamente regista e co-sceneggiatore di Parlez-moi de la pluie: un'opera terza in cui il duo conferma la stretta sinergia che li porta a scrivere, dirigere e interpretare le loro storie in un processo creativo che, benché lasci la regia alla sola Jaoui, si rivela sempre più frutto di una completa interdipendenza.
Jaoui, ci può spiegare la scelta di inserire nel film storie che si intrecciano e che spesso toccano il passato? E la presenza di un attore come Jamel Debbouze?
Agnés Jaoui: Abbiamo deciso di scrivere un ruolo per Debbouze perché è un amico e un artista che apprezziamo molto, e inoltre volevamo parlare del razzismo. E' un tema difficile da affrontare senza cadere negli stereotipi, così abbiamo scelto di parlarne partendo dalla famiglia. I francesi, d'altra parte, sono un popolo che ha qualche problema a fare i conti con il proprio passato, specie quello di cui si deve vergognare. A tutti i popoli serve un po' di tempo per chiedere scusa per gli errori del passato, ma i francesi sembrano avere più problemi di altri, in questo.
Bacri, lei non si stanca mai di interpretare personaggi che appaiono così incapaci?
Jean-Pierre Bacri: Incapaci? Questo lo sta dicendo lei, io non me ne ero accorto... Comunque no, non mi stanco finché questi personaggi mi piacciono. Non ho mai amato i ruoli di uomini perfetti, io credo che gli esseri umani siano spesso degli incapaci, ed è proprio questo che li rende più umani.
Agnés Jaoui: E poi in fondo Michel non è un incapace. E' il simbolo di una liberazione che ancora deve avvenire, quella maschile, che dovrebbe seguire quella femminile: gli uomini, imprigionati in certi stereotipi, non possono fare certe cose, non possono piangere, non possono mostrare i loro lati più sensibili, "femminili".
Jaoui, molti dei suoi personaggi mostrano un certo vittimismo. Lei si sente in qualche modo vittima, come loro, e in particolare come Agathe?
Agnés Jaoui: Beh, la domanda è troppo personale, intima. Io comunque ho molto in comune con Agathe, ma rispetto a lei io mi sento ancora di più dalla parte delle vittime.
Per questo film eravate partiti con l'intenzione di fare una specie di favola, poi il progetto è cambiato durante la stesura del soggetto. Perché?
Agnés Jaoui: Questo accadde anche con Il gusto degli altri, che inizialmente doveva essere un film poliziesco. Spesso i progetti evolvono e si trasformano in altro, scrivendo ci rendiamo conto che siamo insofferenti alle regole imposte dai generi, specialmente perché ci piace parlare di gente normale, reale. Ma forse in futuro torneremo all'idea di girare una vera e propria favola.
Perché avete scelto una città di provincia e non Parigi?
Agnés Jaoui: Perché il 70-80% delle persone tornate dall'Algeria risiedono nel sud-est del paese. Inoltre, girare in provincia è più facile, si crea un'atmosfera più piacevole, di amicizia.
Il film presenta molti personaggi e storie intrecciate. Quanto c'è di scritto, in tutto questo, e quanto invece è stato lasciato all'improvvisazione?
Agnés Jaoui: Non c'è niente di improvvisato, il copione è stato rispettato fino alle virgole. Io, prima di girare, incontro ogni attore da solo, e insieme leggiamo la sceneggiatura in ogni sua parte. Il lavoro con gli attori è fondamentale, ed è importante che ognuno di loro abbia una visione d'insieme della storia.
Come gestite la fase di scrittura, invece?
Jean-Pierre Bacri: Si potrebbe pensare che io scriva i ruoli maschili e lei quelli femminili, ma non è così. Normalmente ognuno di noi scrive la propria versione di una scena, poi le confrontiamo e scriviamo insieme la versione definitiva.
Perché questo titolo, ispirato a una canzone che ha come argomento la pioggia?
Agnés Jaoui: La canzone mi colpì in particolare una volta che la stavo ascoltando in cuffia, con l'I-Pod. A un certo punto ho visualizzato chiaramente noi tre che ascoltavamo questa canzone, sotto la pioggia. E' stata un'immagine molto forte. Alla fine, tuttavia, abbiamo scelto di non inserire la canzone nel film, perché abbiamo ritenuto che avrebbe distolto l'attenzione dal tema centrale della storia: tuttavia abbiamo lasciato il titolo perché ci piaceva.
Jamel Debbouze, finora, ha interpretato praticamente solo ruoli comici nella sua carriera. Un film come questo potrebbe costituire, per lui, una sorta di svolta?
Agnés Jaoui: Il suo personaggio noi l'abbiamo scritto proprio pensando a lui: spesso ci chiedevamo se non fosse il caso di lasciargli più spazio per intermezzi comici o battute, ma il personaggio è quello e non si poteva forzare. Lui ha interpretato il ruolo in modo molto naturale comunque, se poi questo possa costituire una svolta nella sua carriera dipende da lui.
Voi sembrate amare i film corali, con personaggi variegati. Le "regole" dietro a questo modo di girare sono sempre le stesse?
Agnés Jaoui: Sono regole flessibili, diciamo, che in parte vengono dal teatro. Io amo il teatro, la mia formazione è stata lì, e poi da sempre mi piacciono gli attori e mi piace scrivere per molte persone.
Ci dica qualcosa su Mimouna Hadji, l'attrice algerina che interpreta la domestica, l'unica non professionista del film.
Agnés Jaoui: Inizialmente lei non faceva parte del film, ci aveva solo affittato la casa per le riprese. Col tempo però abbiamo deciso di coinvolgerla nel progetto, e abbiamo scritto un ruolo appositamente per lei: alla fine non riuscivamo più ad immaginare il film senza di lei. E' una persona adorabile, anche se ha avuto ed ha una vita difficile.
Come scegliete gli attori?
Agnés Jaoui: Dipende, a volte scriviamo i ruoli pensando a specifici attori, altre volte no. Comunque io vado molto al cinema e a teatro, e quello è il primo modo per scegliere gli attori: osservandoli. Poi facciamo provini molto lunghi, poiché è fondamentale per i nostri film scegliere sempre ottimi attori. Come ho già detto, io amo molto gli attori e l'arte del recitare.
Nei vostri film, i vostri ruoli sembrano tagliati proprio per voi. E' così?
Agnés Jaoui: Sì, certo. Continueremo a ritagliarci ruoli appositamente per noi finché l'età ce lo permetterà, poi eventualmente sceglieremo attori più giovani che possano sostituirci. Anche se, osservando le difficoltà dell'ultimo Woody Allen nel cercare un alter ego credibile, ci rendiamo conto che potrebbe non essere facile.
Avete mai pensato di girare un film lontano dalla Francia?
Agnés Jaoui: Sì, avevamo in mente di andare a girare un film in Spagna, ma poi abbiamo abbandonato l'idea. Quella francese è la realtà che conosciamo meglio.
Ultimamente, dopo Così fan tutti, siete tornati a recitare in palcoscenico. Prevedete, in futuro, di tornare anche a scrivere per il teatro?
Agnés Jaoui: Io amo molto il teatro, la mia formazione, come ho già detto, è lì. Mi manca molto il calore del palcoscenico, il rapporto diretto col pubblico: ma la mia attività principale, adesso, è per il cinema, che è un mezzo che permette di raggiungere un numero molto maggiore di persone.