La distruzione di tre monoliti crea una breccia interdimensionale, che provoca la manifestazione dei timori più grandi del team di Coulson. Quest'ultimo decide di chiudere la breccia con l'aiuto di Fitz, ma la situazione si complica quando la squadra scopre una terribile verità: mentre Coulson era Ghost Rider, lo spirito della vendetta ha eliminato ogni traccia nel suo organismo del GH-325, la sostanza aliena che gli aveva permesso di tornare in vita, e sta quindi morendo di nuovo. Mentre lui cerca di portare a termine la missione, gli viene inoltre fatta presente un'eventuale verità sconvolgente: e se Coulson fosse in realtà ancora nel 2012, in fin di vita dopo essere stato pugnalato da Loki, e avesse immaginato tutto?
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Cento episodi tutt'altro che facili
Con la messa in onda di The Real Deal , dodicesima puntata della quinta stagione, Agents of S.H.I.E.L.D. ha raggiunto il tanto agognato traguardo dei cento episodi, cifra tradizionalmente associata al minimo indispensabile perché una serie possa continuare a vivere sugli schermi tramite la syndication (se dura un'ora; per le sitcom il punto d'arrivo ideale è duecento). Un risultato tutt'altro che scontato, dato che ogni anno lo show è stato rinnovato quasi a sorpresa e i più scettici dubitavano che potesse arrivare alla conclusione della prima annata (la quale, come da tradizione, prevedeva inizialmente solo tredici puntate, con l'aggiunta delle altre nove in un secondo momento). Nel caso specifico della quinta stagione si sostiene che la conferma definitiva sia arrivata non dalla ABC, il network che trasmette lo show, bensì dalla sua proprietaria, la Disney, ed è altamente probabile che le avventure catodiche di Phil Coulson e i suoi amici si concludano nei prossimi mesi: per esplicita ammissione degli showrunner, il finale di stagione - in onda negli Stati Uniti il 18 maggio - è stato concepito come possibile conclusione definitiva. Un capolinea che segnerebbe, per ora, la fine delle serie live-action della Casa delle Idee su un canale televisivo generalista in America, con le precedenti cancellazioni di Agent Carter e Inhumans (Runaways fa parte del catalogo del servizio di streaming Hulu, mentre Daredevil e gli altri show legati agli eroi "di strada" attivi a New York sono su Netflix).
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Vita e morte
Alla luce di queste considerazioni sulla probabile fine della serie, è logico che sia stata introdotta l'idea di una seconda morte di Coulson, la cui rinascita aveva inaugurato il debutto del programma nell'autunno del 2013: oltre a risolvere il problema della mancata menzione del suo essere redivivo nel reparto cinematografico del Marvel Cinematic Universe (gli Avengers pensano tuttora che lui sia morto da sei anni, come spiegato ripetutamente nella serie), sarebbe anche la chiusura del cerchio di cui lo show ha bisogno, portando a termine un arco narrativo durato cinque anni, con l'aggiunta di altri cinque se si considera l'evoluzione del "figlio di Coul" (soprannome coniato da Thor) dalla sua prima apparizione come personaggio minore in Iron Man nel maggio del 2008. È altrettanto logico che il suo probabile decesso permanente sia l'evento attorno al quale è riunita quasi tutta la "famiglia" dello show, davanti e dietro la macchina da presa: a firmare l'episodio sono infatti i due showrunner, Jed Whedon e Maurissa Tancharoen, mentre la regia è del fratello di lei, Kevin Tancharoen. C'è un'influenza di famiglia anche nell'escamotage narrativo scelto dagli autori: ai tempi, Joss Whedon (co-creatore della serie, fratello di Jed e cognato di Maurissa) aveva posto nelle medesime condizioni una certa Buffy Summers, rinchiusa in un manicomio dove vollero farle credere che tutte le sue avventure fossero frutto della sua immaginazione.
E proprio lì si cela il punto forte e al contempo debole della puntata: da un lato, l'idea che tutto fosse un'allucinazione di un Coulson moribondo è a dir poco intrigante, malgrado gli occasionali buchi di logica che avrebbe creato (sappiamo infatti che era lui "l'amico" da cui Nick Fury si fece prestare l'Helicarrier al termine di Avengers: Age of Ultron), ed è uno stratagemma più che valido per riportare in scena Mike Peterson (J. August Richards), una delle poche persone a cui Coulson potrebbe credere (non avrebbe avuto senso, per esempio, che il portavoce della questione fosse Grant Ward, l'unica assenza notevole in questo episodio speciale); dall'altro, introdurre il concetto delle paure che si manifestano già nei primi minuti della storia smorza inevitabilmente la suspense, poiché così sappiamo dall'inizio che il what if? proposto dagli autori è la vera allucinazione. Si tratta però di una pecca tutto sommato perdonabile, poiché dà a Clark Gregg l'ennesima opportunità per ricordarci che, a livello puramente recitativo la sua rimane una delle presenze imprescindibili nel Marvel Cinematic Universe, motivo per cui fu scelto per capitanare la squadra cinque anni fa.
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Felicità presente e futura
Oltre a rievocare il passato, rivisitando praticamente tutte le storyline a lungo termine delle stagioni precedenti, il centesimo episodio guarda anche al futuro, che non si limita all'eventuale uscita di scena di Coulson, tramite una sovrapposizione tipicamente whedoniana: alla malinconia legata alla possibile morte si aggiunge la celebrazione della vita e della gioia ad essa associata, con il tanto atteso matrimonio tra Fitz e Simmons (e la rivelazione che il misterioso Deke Shaw, introdotto nella premiere, è il loro futuro nipote). Intorno a questo equilibrio ruota tutto ciò che ha reso lo show un appuntamento interessante per coloro che hanno superato lo scoglio della prima metà della stagione inaugurale: tragedia e felicità sono sempre andati mano nella mano, come nelle altre produzioni di Whedon, dando alle avventure di Coulson e del suo gruppo un sapore agrodolce unito al gusto dello spettacolo e alla suspense legata al destino della serie nel mondo reale. Una ricetta che continua a dare soddisfazioni adesso, a poche settimane dalla possibile fine dello show e, con essa, la conclusione di una fase del Marvel Cinematic Universe importante quanto quella vista sul grande schermo.
Movieplayer.it
3.5/5