Poche certezze avevamo nella vita, e una di queste l'abbiamo appena perduta. Prima di vedere After Life, ritenevamo Ricky Gervais il più adorabile "cattivo" del mondo dello spettacolo: ovvero un comico senza peli sulla lingua, senza tabù e con una voglia matta di sfogarsi su tutto e tutti senza eccezione alcuna. Se non lo conoscete, o addirittura non ne avete mai sentito parlare, vi consigliamo di recuperare le sue prime serie The Office (UK) ed Extras, oppure andare su YouTube e cercare estratti delle sue conduzioni dei Golden Globes del 2010,2011, 2012 e 2016 in cui sfotte (in alcuni casi molto pesantemente) mezza Hollywood. Oppure sempre su Netflix potete cercare il suo ultimo speciale di standup comedy, il divertente e molto politicamente scorretto Humanity. Insomma, l'avrete capito, quando parliamo di Ricky Gervais parliamo di un comico tutto d'un pezzo, o quantomeno di un comico che molti definirebbero come un gran pezzo di... cinismo.
Ma, come dicevamo all'inizio di questa recensione di After Life, ora abbiamo perduto ogni certezza, perché quello che emerge - al termine di questa serie tv di sei episodi della durata di 30 minuti scritti, diretti e interpretati da Gervais - è addirittura un inno alla vita, all'umanità e all'altruismo. Non male per uno che era solito disprezzare e denunciare il genere umano nella sua interezza. Da cosa dipenderà quindi questo cambiamento? Siamo certi che molti incolperanno il presunto "buonismo" di Netflix, altri invece diranno semplicemente che è l'età che avanza, ma la verità è che questi aspetti erano da sempre presenti nelle opere di Gervais. Semplicemente si faceva un po' fatica a riconoscerli tra una risata a denti stretti e l'altra.
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Storia di un 'cattivo' per finta
Questa volta le cose sono molto diverse, perché anche se After Life può sicuramente essere considerata una dark comedy, sono sicuramente più i momenti poetici che quelli propriamente divertenti, soprattutto se si va alla ricerca dell'ironia cinica e graffiante a cui il comico inglese ci ha abituato. Non che manchino battute o situazioni grottesche, ma la differenza sostanziale è nel personaggio che questa volta Ricky Gervais interpreta, probabilmente in assoluto il più vicino a se stesso. Il suo Tony è un uomo caduto in depressione dopo la morte dell'amatissima moglie, una donna talmente ideale e idealizzata da avergli tolto ogni ambizione: è per lei che in passato ha deciso di non lasciare mai il paesino di provincia e il giornale locale con le sue buffe "inchieste", è per la sua mancanza che ora non riesce a trovare alcuno stimolo in niente di quello che lo circonda.
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Com'è naturale, quindi, Tony pensa al suicidio, ma non riesce ad andare fino in fondo. Piuttosto allora decide di fregarsene di tutto e tutti e cominciare a dire e a fare tutto quello che vuole, senza alcuna inibizione. Le reazioni che ottiene sono però diverse da quelle che immaginava: non solo non riesce a trarre veramente piacere da questa sua "cattiveria", perché la depressione e il dolore continuano a prendere il sopravvento, ma soprattutto coloro che gli sono accanto continuano a preoccuparsi per lui e a vedere solo il "buono" che è in lui.
Are you having a laugh?
Questa è brevemente l'essenza di After Life (titolo molto evocativo e significativo), e ci pare assolutamente lampante che sia il lavoro più autobiografico mai realizzato dall'autore e attore inglese. È vero che l'immagine che Ricky Gervais ci propone di se stesso e della sua (nuova?) filosofia di vita è qualcosa di completamente diverso a quanto ci saremmo potuti aspettare, ma è forse anche quello che abbiamo sempre sospettato e che, in fondo, ci ha sempre fatto amare questo uomo solo apparentemente cinico e senza cuore. In ogni suo lavoro, ogni suo spettacolo ci sono sempre state tante risate, tante cattiverie, ma tanto cuore: ci siamo vergognati dei suoi protagonisti scorretti e imbarazzanti, siamo rimasti sconvolti dalle sue battute e dalle sue trovate più feroci, ma mai abbiamo veramente considerato Ricky Gervais come un uomo cattivo o spregevole.
Forse non è un caso che in un momento storico come questo, in cui sugli attori ma anche su molti comici vengono fuori voci e accuse di ogni tipo, in cui addirittura idoli vengono distrutti per sempre, in questa serie tv Gervais abbia voluto mostrarci la sua natura più tenera ed umana. L'uomo dietro la maschera e dietro il cinismo. Il suo Tony è un personaggio bellissimo e tutto il mondo che lo circonda, dal paesino in cui vive a tutti i personaggi secondari, è assolutamente delizioso: After Life in fondo non è una vera commedia e soprattutto il suo animo dark è davvero poca cosa, è piuttosto un'opera che ci riconcilia col mondo e ci ricorda quali sono davvero le cose che contano.
Movieplayer.it
3.5/5