Adriano, ci risiamo. Dopo una lunga pausa Adrian, la serie animata ideata da Adriano Celentano, è ripartita. Prima di approfondire la recensione della sesta puntata di Adrian la serie, vi diciamo che i vertici di Canale 5 parlano di ascolti finalmente soddisfacenti, forti di uno show molto più classico che precede la graphic novel animata.
Per la serie "ti piace vincere facile", oggi è andato in scena uno show che vedeva, uno accanto all'altro, Adriano Celentano e Gianni Morandi, due mostri sacri della canzone (e della televisione) italiana, moderati da Maria De Filippi (ma anche, proprio dopo la fine del cartone animato, una grande canzone di Brunori Sas). Domani sapremo, ma è facile che gli ascolti vadano bene. Ma accanto a uno show più rassicurante e prevedibile di quello dello scorso inverno, continua la graphic novel animata, tra ottime intuizioni e tante ingenuità, tra immagini ad effetto, ma animate in maniera un po' goffa, e una storia che procede sfilacciata, ma che nonostante tutto ha degli spunti che non sono mai banali. Sono gli alti e bassi a cui, da sempre, ci ha abituato Adriano Celentano.
La trama: il coprifuoco, la politica, gli infiltrati
Il Potere non si arresta. Sente che sta perdendo terreno, e così il perfido Drangestein, il capo della Mafia International che controlla la politica e che veste come Tony Manero ne La febbre del sabato sera, decide di istituire in coprifuoco: la gente potrà uscire solo dalle 6 del mattino fino alle 21. Il governo, che segue i dettami della Mafia, con una delle tante mosse che contraddistinguono la politica, chiama il nuovo provvedimento P.A.C.E. Ma sempre di coprifuoco si tratta. Intanto Drangestein pensa di mandare uno studente all'Università, a Milano, per fare l'infiltrato e capire chi c'è dietro la tv pirata. E il cerchio intorno alla Befana, cioè Darian, cioè Adrian, comincia a chiudersi.
Adriano Celentano: l'arte di scomparire
Adriano Celentano, nei panni del suo alter ego Adrian, o l'Orologiaio, dopo essersi presentato e aver riempito le inquadrature dei primi episodi, a tratti sembra quasi volersi togliere dalla scena, o mascherandosi (vedi gli alter ego come la Befana o La Volpe), o restando fuori, e lasciando spazio ad altri protagonisti, come i giovani del collettivo che danno vita alla tv privata, giovani punk o nerd. O agli antagonisti, i politici che fanno i loro giochi tra il Parlamento e le stanze in cui trattano con la criminalità. Tutto questo è tipico di Celentano, che da anni ha comunicato secondo una sua strategia fatta di discorsi fiume e di improvvise pause, di culto della sua immagine e improvvisa negazione della stessa (vedi lo show che corredava Adrian nella sua prima versione dove il Molleggiato non appariva mai). Adriano, in questa sesta puntata, lascia ampio spazio agli altri nella prima parte, per poi riprendersi il finale.
Mafia International
La Mafia, qui una vera e propria holding chiamata Mafia International, che controlla in modo chiaro e palese la politica, e che fa capo a un costruttore, è un'iperbole che però rende bene l'idea dei nervi scoperti della società di oggi. Lo scenario di Adrian La Serie è sempre più cupo, distopico, violento: i politici in uniformi che ricordano i nazisti, le squadre della celere che pattugliano la città aspettando la prima occasione per colpire i cittadini. Tutto è ovviamente esagerato, ma tutto ha qualche fondo di verità, è qualcosa che è successo nel nostro passato recente o remoto, e che può succedere di nuovo. È questo quello che rende Adrian qualcosa di sottilmente inquietante. "Oggi le istituzioni siamo noi" dice Drangenstein. Non c'è una mafia che si infiltra come un cancro nello stato. La mafia è lo stato. Paradosso, ma che serve a raccontare la corruzione e un pericolo che, nel nostro paese, non è mai davvero tramontato. Se la sceneggiatura è, come al solito, piuttosto farraginosa, e se la storia continua a procedere incerta, e poco equilibrata tra le varie storyline, la sesta puntata di Adrian - la serie ha più ritmo, e una svolta narrativa piuttosto importante. Resta quel senso di rivolta, di antidoto alla cultura dominane, di controinformazione che ci piace.
Adrian è ancora quel Fantastico del 1987, è ancora Joan Lui
Come Fantastico, come il film Joan Lui - Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedi'. Cambia la forma ma non la sostanza. Anche sotto forma di graphic novel, o di serie d'animazione, è sempre l'Adriano Celentano dei monologhi o dei sermoni. Anche nella sesta puntata di Adrian, nel bel mezzo dell'azione, il dialogo tra Adrian, nei panni della Volpe, e un poliziotto, diventa un monologo sul benessere come nemico della società, un sermone contro le colate di cemento nelle città e così via. I temi cari a Celentano sono un marchio di fabbrica, e ci confermano che è sempre lui. Ma è chiaro che una serie abbia bisogno di dialoghi più secchi, più serrati, e che i monologhi celentaniani rallentino il ritmo, già non irresistibile, del racconto.
A proposito di rallentare, non aiuta la trovata di spezzare in due la puntata, per inserire ancora un pezzo di show televisivo (anche stavolta c'è Ilenia Pastorelli, con Gigi e Ross). A un certo punto del film, mentre si parla di una speculazione edilizia, ecco che appaiono una serie di scritte come "Il mare sta soffocando", "Sarà troppo tardi per salvare il pianeta", "Catastrofe", montate su immagini reali e su un disegno di Celentano che cammina. È come se Celentano pensasse che il racconto non fosse abbastanza chiaro: per sottolineare il tutto piazza allora immagini ad effetto, didascalie. Ed è allora che ci accorgiamo che siamo ancora lì, alla metà degli anni Ottanta, in quel suo Fantastico, in quel film così controverso che era Joan Lui. Adriano Celentano ha scelto solo un'altra forma per il suo messaggio, che da anni è sempre lo stesso.
Forever Young
Se il messaggio di Adrian è un ritorno agli anni Ottanta, le immagini di Adrian sono un ritorno agli anni Sessanta e Settanta, un tempo in cui Adriano Celentano e Claudia Mori erano all'apice della bellezza e della sensualità. I disegni (a cui ha lavorato in qualche modo Milo Manara) ci mostrano un Adrian e una Gilda aitanti, bellissimi, sexy. Fa l'orologiaio, Adrian, il protagonista della serie. Ed è un modo di dirci che questo progetto ha a che fare con il tempo. Sì, l'altro grande obiettivo di Adriano Celentano, oltre a quello di continuare a lanciare il proprio messaggio, è proprio questo: fermare il tempo.
Conclusioni
Dalla recensione della sesta puntata di Adrian la serie avrete capito che la serie tv di Adriano Celentano alterna una struttura narrativa farraginosa a spunti interessanti. Stavolta Adriano Celentano ci parla di mafia e di potere, di ambiente e corruzione, e capiamo che siamo ancora in quel Fantastico del 1987 o in Joan Lui.
Perché ci piace
- La serie è ricca di spunti interessanti, immagini sensuali, accattivanti, o inquietanti.
- C'è un desiderio genuino di controcultura, di informazione libera, non omologata, non asservita al potere.
- La Mafia non corrompe le istituzioni, ma è le istituzioni: un'immagine inquietante.
Cosa non va
- Spunti e storyline delle puntate precedenti vengono fatti cadere e passati sottotraccia per introdurne altri.
- Alcuni dialoghi, o monologhi, sono piuttosto pomposi.
- L'interruzione a metà della puntata, per tornare allo show, non aiuta.