Con l'uscita di Addio al nubilato di Francesco Apolloni e l'imminente arrivo del nuovo Classico Disney, Raya e l'ultimo drago, Jun Ichikawa sta vivendo un momento di grande visibilità: è infatti tra le interpreti della commedia disponibile su Amazon Prime Video dal 24 febbraio, ma è anche nel cast di doppiatori del film d'animazione Disney, nel ruolo dell'antagonista Namaari. Un'attenzione meritata per una carriera iniziata al servizio di Ermanno Olmi per Cantando dietro i paraventi e vissuta spaziando tra cinema, televisione e doppiaggio, affrontando e superando le inevitabili difficoltà di ritagliarsi un proprio spazio, da straniera nel nostro paese. Di tutto questo abbiamo parlato con l'attrice, facendoci raccontare le tante esperienze e le sensazioni vissute.
Il ruolo in Addio al nubilato
Partiamo dall'attualità: sei nel cast di Addio al nubilato di Apolloni. Ci dici qualcosa su questo film e come sei stata coinvolta nel progetto?
Penso che sia un film molto attuale dove si parla dell'importanza del tempo e della forza dell'amicizia. Ora che stiamo vivendo tutti un momento storico molto particolare dove siamo stati tutti costretti a rivedere le nostre abitudini e a fare grossi sacrifici, sia in termini umani che lavorativi, il film spero possa dare un messaggio chiaro per ricordarci di imparare ad usare il tempo nel migliore dei modi. Il film parla di quanto il nostro tempo non è illimitato pertanto di quanto sia importante renderlo prezioso vivendolo pienamente e cercando di costruire attivamente momenti di felicità. L'amicizia è altrettanto un tema fondamentale del film. La nostra sposa nel riunire le sue quattro amiche crea una serata dove tra ricordi, risate, mostri del passato ci si toglie ogni sovrastruttura e maschera creata nel tempo. Rendersi vulnerabili ci rende belli e rafforza le amicizie. Oggi, che viviamo un mondo dove a causa della pandemia siamo stati costretti a vivere una forma di isolamento, è bello poter godere delle nuove tecnologie e restare in contatto con i propri cari in maniera virtuale, quanto però forse stiamo cominciando a perdere il senso del contatto reale con le persone. Spero che il film possa dare speranza e coraggio nel mantenere vivi i rapporti importanti affinché quando riusciremo a rivederci più normalmente sarà ancora più bello. Mi sento molto grata di aver partecipato al film. Mi ricordo il regista Francesco Apolloni chiamarmi per coinvolgermi al provino. Essendo amici già da molti anni ci eravamo sempre detti quanto sarebbe stato bello poter un giorno lavorare assieme. E così è stato. Ci siamo divertiti talmente tanto al provino che l'ho vinto! So quanto Francesco abbia combattuto per avermi tra le protagoniste e di ciò ne sono e sarò grata sempre.
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Che puoi dirci del personaggio che interpreti?
Mi chiamo Akiko e sono una terapeuta di shiatsu. Ultimamente sono rinata grazie a un'esperienza di Rebirthing dove ho scoperto che in una vita precedente sono stata un fenicottero rosa. Sono alla ricerca dell'amore che secondo il rituale dovrebbe esser stato un pinguino in una vita precedente. Sono discepola di un Babayogi con cui faccio rituali assiduamente. Nella mia calma Zen apparente nascondo un passato fatto di misteri. Ho un rapporto conflittuale con le mie amiche per esperienze infelici di bullismo vissute ai tempi del liceo. Arrivo all'addio al nubilato dove Chiara, la sposa, ha organizzato una caccia al tesoro per noi 4 amiche, solo esclusivamente perché le voglio un bene assoluto e le sono essere riconoscente per come lei mi ha sempre salvata in ogni situazione critica sin da quando eravamo adolescenti.
Una ricca carriera, tra cinema e tv
In ambito cinematografico hai lavorato con grandi autori, a cominciare da Ermanno Olmi per Cantando dietro i paraventi. Che ricordi hai di quell'esperienza e del regista?
È stata una delle esperienze più belle della mia vita. Mi ricordo il casting. Un provino senza battute, dove solo attraverso gli occhi avrei dovuto trasmettere le mie emozioni. Ricordo che mi invitarono all'hotel de Russie per una cena con Ermanno Olmi. Ero super emozionata, convinta di esser stata presa in un piccolo ruolo e che in quell'occasione avrei potuto vedere i protagonisti, magari degli attori famosi. Arrivai nella hall dell'albergo e fui circondata da persone che mi sorridevano, una signora addirittura mi strinse la mano dicendomi : "Complimenti, adesso fa parte della storia del cinema." Io le sorrisi pensando: "Mi sa che ha sbagliato persona." E poi arrivai in giardino dove diversi uomini (che dopo scoprii erano i produttori del film) mi aspettavano a tavola. Non individuai nessun attore famoso ma mi ricordo il maestro Ermanno Olmi in persona che sorridendo mi indicò dicendo: "Ecco, vi presento la mia protagonista." E così iniziò una favola di 4 mesi tra Montenegro e Italia. La mia prima esperienza cinematografica, che per quanto sia stata formativa e mistica, non potrò mai dimenticare.
Tra questi due estremi tante esperienze di tipo diverso, passando per l'horror al servizio di Dario Argento per La terza madre e Stefano Bessoni per Imago Mortis, o la commedia con Alessandro Siani, e questo fa capire come ti piaccia metterti alla prova con generi diversi. In che ambito ti senti più a tuo agio?
Mi piace mettermi in gioco e sfidare le mie paure, i miei limiti. Cerco subito di poter avere un dialogo con il regista e con i miei compagni di viaggio con cui lavoro, così da potermi sentire a mio agio il più possibile. Ma mi piace anche non essere mai totalmente a mio agio. Forse perché penso che sia proprio quando sei fuori dal tuo comfort zone o meglio quando sei in tensione emotiva, che si ricrea verità e necessità di raccontare qualcosa.
Nel corso degli anni hai fatto anche tanta televisione, con partecipazioni a fiction molto popolari come i RIS o la recente L'allieva. Cosa ti piace del mondo delle serie tv rispetto al cinema?
La cosa che mi piace di più nel girare una serie è che stai a contatto con un gruppo di persone per mesi e mesi, magari in un posto bellissimo. Nascono amicizie forti, e si ha il tempo di creare continuamente. È una bella palestra per l'attore e allo stesso tempo nutrimento per fare ciò che ami di più.
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L'esperienza nel doppiaggio
Molto interessante anche la tua attività nel doppiaggio, che ti ha fatto partecipare a film molto in vista, una saga popolare come quella di Harry Potter, ma anche film autoritari come L'arte della felicità o L'isola dei cani. Cosa ti piace del lavoro di doppiatrice?
Mi piace molto stare dietro al leggio perché ti mette di fronte a nuove ulteriori sfide. Non è come al cinema, a teatro o in una serie televisiva in cui hai il tempo di studiare il personaggio, leggere la sceneggiatura ecc. Qui solitamente nel giro di 5 minuti ti raccontano la trama e che tipo di personaggio interpreterai. Ascolti e vedi la scena (a volte anche non in alta qualità perché magari sono ancora al montaggio o devono ancora montare gli effetti speciali) una volta per poi prestare la voce. È un lavoro in cui devi essere veloce sia a carpire le mille sfumature che un attore ha voluto dare in quella scena, sia nel cercare di essere in sync con l'attore che interpreta il personaggio. Inoltre ogni volta che mi ritrovo dietro al leggio, trovo che sia sempre una grande occasione per imparare nuove modalità espressive. Cercare di aderire a un'interpretazione di un'altra attrice che si è impegnata nel rendere quel ruolo. Studiare il suo mondo, il suo modo di vedere le cose o le sue esperienze di vita lo trovo un grande arricchimento.
Ultimo lavoro nel doppiaggio è quello per Raya e l'ultimo drago: puoi dire qualcosa del film e del tuo ruolo?
Mi sembra ancora di vivere un sogno fattosi realtà. A chi non è mai capitato di sognare un giorno di poter doppiare un personaggio Disney? Sin da piccola amavo i personaggi femminili forti e determinati che la Disney ci ha potuto regalare nel tempo. E il mio personaggio preferito è sempre stato Mulan che fu la prima protagonista orientale di un film Disney. Essere scelta per interpretare un personaggio simile mi sembra tuttora incredibile. Il personaggio a cui do la voce si chiama Namaari. Brillante, calcolatrice e guerriera formidabile, Namaari è l'inarrestabile nemesi di Raya. È la figlia del Capo del regno di Zanna ed è determinata a fare tutto il necessario per proteggere il suo popolo. Tuttavia, nel profondo, ha un amore segreto per i draghi. Lei avrà un'importanza fondamentale per l'evolversi della storia del film. È la coprotagonista, colei che ha un percorso chiaro e un ruolo molto forte, determinante, ed è tra i personaggi più interessanti per il percorso che riuscirà a realizzare. Curiosi?
Risultati acquisiti e sguardo al futuro
Questa panoramica sulla tua carriera fa capire quanto ricca e diversificata sia. Quanto è stato difficile da straniera in Italia ritagliarsi uno spazio così ampio? Pensi che negli ultimi tempi la situazione sia cambiata rispetto al tuo esordio? Ci sono più possibilità oggi?
Mi sento fortunata poiché finora ho avuto modo di lavorare con molti grandi maestri quali Ermanno Olmi, Dario Argento e Giuseppe Tornatore. Come del resto registi di fama come Alessandro Siani e Francesco Apolloni che hanno creduto fortemente in me adattando il personaggio, inizialmente non orientale, affinché potessi incarnarlo. Ammetto però che riconosco quanto in Italia sia ancora oggi difficile per uno straniero ritagliarsi uno spazio ampio. Mi è capitato spesso in passato di partecipare a dei casting dove mi facevano i complimenti ma allo stesso tempo mi dicevano che non potevano scegliermi perché stavano cercando un'attrice italiana. Spero che grazie al grande momento di cambiamento che stiamo vivendo anche nel mondo del cinema e grazie alle nuove sensibilità riguardo l'inclusione sociale, si vedranno sempre più cast internazionali per rappresentare una realtà italiana sempre più multiculturale.
C'è un autore italiano con cui ti piacerebbe lavorare o un tipo di ruolo che ti piacerebbe fare nel prossimo futuro?
Mi piacerebbe poter lavorare nuovamente con registi con cui ho avuto già il piacere di lavorare e di cui sono fiera del percorso artistico che stanno creando quali i Manetti bros., Vincenzo Alfieri o Michela Andreozzi. Come mi piacerebbe poter conoscere Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Luca Guadagnino, i fratelli d'Innocenzo e Sidney Sibilia. Tipo di ruolo? Un ruolo conturbante alla lady Macbeth. O forse attenderei che il personaggio mi cerchi... come è accaduto con il mio ultimo ruolo nel film "Addio al nubilato". Mi piace l'idea di accettare nuove sfide alla ricerca di territori sconosciuti delle proprie emozioni. Quando scavi alla ricerca dei tuoi "Uno, nessuno e centomila" personaggi che ti rappresentano, hai il grande piacere di poter fare un viaggio verso la tua pura essenza. E ora, come penso siamo in molti, mi sento più che pronta verso nuove avventure. Siete pronti a partire con me? E allora... che sia l'inizio di un gran bel viaggio!