Un episodio eroico celebrato dalla fiction: il TV movie A testa alta rievoca il sacrificio di tre carabinieri che nel 1944 hanno immolato la loro vita per salvare una decina di ostaggi civili durante la loro opera di aiuto ai partigiani del posto. In onda in occasione della Festa della Repubblica su Rai Uno (lunedì 2 giugno alle 21.10), il film diretto da Maurizio Zaccaro fa rivivere quella vicenda che si è svolta a Fiesole durante la Seconda Guerra Mondiale. Prodotta da Rai Fiction e realizzata da Ocean Production su soggetto di Leone Pompucci e Giovanna Mori, la fiction celebra i valori del coraggio e dall'amor patrio in uno dei periodi più bui della nostra storia contemporanea.
In una piccola caserma della campagna fiorentina la Benemerita ha rallentato l'avanzata dei nazisti a qualunque costo, sotto la guida del vicebrigadiere Giuseppe Amico (interpretato da Giorgio Pasotti), ma non senza versare sangue innocente, come durante la fucilazione di uno dei militi, Sebastiano Pandolfo (Ettore Bassi) e di un giovane partigiano. Dopo l'accaduto gli altri Carabinieri scappano per raggiungere la Resistenza ma scoprono che i nemici sono pronti ad uccidere una decina di innocenti se non dovessero consegnarsi. Arriva allora il dietrofront eroico di Alberto La Rocca (Marco Cocci), Fulvio Sbarretti (Giovanni Scifoni) e Vittorio Marandola (Alessandro Sperduti). Nel cast anche Johannes Brandrup (il tenente tedesco Hiesserich) e Andrea Bosca (il carabiniere Pasquale Ciofini).
Orgoglio profondo
"Il mio vicebrigadiere - commenta Giorgio Pasotti durante la presentazione alla Scuola Ufficiali Carabinieri di via Aurelia a Roma - si è assunto la responsabilità enorme di guidare questi uomini che hanno cambiato il corso della storia. Se oggi siamo quello che siamo è grazie a questi ragazzi che hanno dato la vita per la libertà". Rappresentare figure realmente esistite in una ricostruzione di fiction è un'esigenza ancora più pressante in un mondo che alla divisa preferisce i superpoteri: "Sono loro i veri eroi, non Superman e abbiamo bisogno del loro esempio in cui rispecchiarci, soprattutto in un'epoca storica come la nostra, in cui la classe politica è latitante da 20 anni". In questo periodo d'intenso lavoro ("Sono stato assente un anno per crescere mia figlia", spiega l'attore) questo ruolo lo riempie di particolare orgoglio: "Ho sempre considerato le forze dell'ordine come persone che oggi cercano di far rispettare la legge per rendere la nostra vita migliore. Rischiano la vita per troppo poco, non si può non voler loro bene e stare dalla loro parte".
Per non dimenticare
"Quando ho letto la storia di questo carabiniere che viene usato come vittima sacrificale - aggiunge Ettore Bassi - mi sono emozionato perché è stato il primo a morire e noi abbiamo dimenticato questi episodi. Questa è una grave colpa e la tv si prende l'impegno di raccontare storie come questa". "Questi personaggi ricordano il cuore degli italiani - gli fa eco Andrea Bosca - e il mio si fa carico dei propri errori quando sbaglia... e non è poco. Purtroppo non ho incontrato i parenti dei veri carabinieri che interpretiamo ma so che sono là fuori e voglio rispettare il gesto di questi uomini".
Il peso della divisa
Indossare l'uniforme è stato, però, non solo una responsabilità enorme: "Per me - continua Bosca - era liberatoria. Mio nonno è stato un carabiniere e per interpretare la parte ho rivisto le sue cose, gli scritti degli anni di servizio per dare verità al personaggio. Da bambino giocavo a fare l'avventuriere, volevo girare il mondo, fare il vagabondo, ora capisco il senso di questo mestiere, che ti permette di interrogarti sul senso del servizio e del rispetto. Mi piace che in questa fiction i temi siano trattati con "sguardo italiano", quello che anche nelle tragedie riesce a fare un mezzo sorriso. Il prossimo ruolo, invece, nella fiction RAI in 6 puntate dal titolo La dama velata, cambio pelle e divento cattivissimo".