Frank Carver è uno scagnozzo che milita nella gang criminale del potente boss mafioso Max, il quale durante un regolamento di conti ha ucciso qualcuno che l'aveva tradito. Con la promessa di ricevere 450.000 dollari e che il gangster si prenderà cura della sua famiglia quando sarà assente, Frank decide di assumersi la responsabilità del crimine, convinto che la condanna non supererà i sei anni.
Come vi raccontiamo nella recensione di A Score to Settle - Un conto da regolare, la pena si trasforma però in un ergastolo e Frank riesce a ottenere il permesso di uscire soltanto a diciannove anni dal suo primo giorno in prigione, a causa di una rara patologia, legata a disturbi del sonno, che lo sta conducendo lentamente alla morte. Tornato uomo libero, Frank cerca di riallacciare i rapporti con il figlio Joey, che è cresciuto senza un padre e lo odia per questo, mentre la moglie Lorraine ha perso la vita mentre lui si trovava dietro le sbarre. E il protagonista, che ha recuperato la somma spettantegli, è ora in cerca di vendetta nei confronti di coloro che gli hanno mentito...
Un passato da dimenticare
Il rapido prologo ci introduce a quel fattaccio scatenante il cuore narrativo della vicenda, mettendoci di fronte alla scelta sacrificale del protagonista che per il bene dei propri cari accetta di prendersi una colpa non sua. Una scelta che si rivela fallace e deleteria, giacché durante gli anni di prigionia la famiglia è andata in pezzi, con la moglie morta durante quegli anni di lontananza e il figlio caduto nelle spire della tossicodipendenza. Quest'ultima è una figura con cui facciamo conoscenza nell'immediato, non appena Frank mette piede fuori di prigione e durante una notte che più buia non si può si incammina con quel ragazzo, che non ha mai visto crescere, verso un futuro altrettanto incerto. Dopo aver messo le mani su quel bottino tanto agognato e darsi per un fugace istante a quella "bella vita" mai concretizzata, il nostro decide infine di regolare i conti, all'insegna di quello che all'apparenza sembrerebbe seguire le dinamiche di un revenge movie classico.
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Le vie del genere
E invece A Score to Settle cerca di lasciare le canoniche dinamiche di genere in favore di un approccio più ambiguo e sofferto, rischiando però di non trovare i necessari appigli in una sceneggiatura fin troppo stereotipata e incapace di far affezionare realmente ai personaggi. D'altronde sembra tutto indirizzato a quel clamoroso colpo di scena che arriva dopo un'ora e venti e che rimescola le carte: un plot twist non certo originalissimo, ma raramente adottato all'interno di un b-movie quale è questo. Senza andarvelo ovviamente a svelare, possiamo dire che questo pone in una parziale nuova ottica quanto visto in precedenza e giustifica i repentini cambi di umore e di decisioni da parte di Frank, fino a quella resa dei conti finale che cita più o meno volutamente quella di tanti altri cult a tema, Gran Torino (2008) in primis.
Di gabbia in gabbia
Nicolas Cage è nell'ennesima performance senza infamia e senza lode, ma negli ultimi anni ha sicuramente fatto di meglio: qui prova a sfumare in maniera trattenuta e asciutta il suo alter-ego, senza quei canonici eccessi tipici del suo particolare e unico istrionismo espressivo, ma deve fare i conti con un cast di comprimari non all'altezza, a partire proprio da colui che veste i panni del figlio - ovvero uno spento Noah LeGros - fino alla escort, potenziale musa redentiva, di Karolina Wydra. La comparsata di Benjamin Bratt nelle fasi conclusive aggiunge poco o nulla a un comparto attoriale più anonimo del previsto. L'azione in senso puro è pressoché assente e la stessa tensione finisce per latitare, lasciandosi sporadicamente andare in un paio di sequenze fin troppo lontane tra loro, tanto che il ritmo risente di un'eccessiva pesantezza dovuta proprio alle lungaggini in fase di script, quando il senso del racconto si era già esaurito nel corso di un'ora scarsa: l'impressione che la si sia tirata per le lunghe è evidente.
Conclusioni
Presosi la colpa per un crimine non commesso, il protagonista esce dal carcere dopo quasi vent'anni e ritrova la figura di quel figlio che non ha visto crescere. Ottenuto il denaro che gli spettava per la scelta presa tempo prima, si metterà sulle tracce di chi l'ha ingannato, nel tentativo di fare pace con se stesso e con i propri demoni. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di A Score to Settle - Un conto da regolare, ci troviamo davanti ad un b-movie in piena regola che cerca di alzare l'asticella sul versante drammatico, pur risultando spesso inefficace nella caratterizzazione dei personaggi principali, fino a quel colpo di scena che spariglia ulteriormente le carte. Nicolas Cage veste i panni di una figura stanca e disillusa con un certo mestiere, ma nulla può in un film che fatica più del dovuto per intrattenere il target di riferimento.
Perché ci piace
- Nicolas Cage è sempre un motivo di interesse, soprattutto per i numerosi fan dell'attore.
- Il plot twist per quanto già visto risulta parzialmente azzeccato...
Cosa non va
- ... peccato che lo stesso non possa dirsi del resto della sceneggiatura, spesso confusa e anonima.
- Un cast di contorno poco carismatico.
- La regia di Shawn Ku è impalpabile.