Il libro dell'anno è uscito, finalmente! La Nave di Teseo ha dato alle stampe l'attesa e problematica autobiografia di Woody Allen dal titolo A proposito di niente, un libro lungo, ricco, interessante e incredibilmente divertente dove il regista e sceneggiatore quattro volte premio Oscar ha riassunto la sua vita senza troppi peli sulla lingua. È un Woody Allen senza filtri, a tratti cinico, ma che non rinuncia all'umorismo che da sempre caratterizza i suoi lavori, l'autore che racconta i suoi amori, i film che ha realizzato, le sue passioni musicali e ovviamente anche gli eventi giudiziari che ancora oggi continuano a fare scalpore. Concentrandoci unicamente sul lato più leggero e cinematografico del libro (ma, per chi fosse interessato, teniamo a precisare che larga parte del libro è dedicata al caso Dylan Farrow e alle accuse mosse nei suoi confronti) ecco 10 curiosità che abbiamo scoperto su Woody Allen.
1. L'origine del nome d'arte
Nato Allan Stewart Konigsberg, il nostro era ancora un ragazzo quando iniziò a guadagnare scrivendo battute comiche per i giornali. Così timido, impacciato, con la paura che a scuola professori e compagni di classe lo potessero riconoscere, decise di utilizzare uno pseudonimo per nascondere la sua fama ed evitare l'imbarazzo di aver raggiunto una dimensione pubblica (oltre che per simulare altre personalità celebri del mestiere). Scelse Allen come cognome per mantenere l'origine del suo vero nome e aggiunse Woody... senza nessun motivo in particolare, se non per una questione "musicale" che lo rendeva divertente da pronunciare.
2. Dostoevskij? Meglio Superman!
Al contrario dell'immagine da intellettuale a cui siamo abituati a pensare, Woody Allen era molto più interessato al baseball e detestava leggere. La sua libreria era composta unicamente da fumetti di supereroi come Superman, Batman o Bugs Bunny e di fantascienza avventurosa come Flash Gordon. Questo finché, intorno ai diciassette anni, non fu costretto a recuperare i classici della letteratura unicamente per far colpo sulle compagne di scuola e avere argomenti di cui parlare quando usciva con loro.
3. Le lacune cinematografiche e i gusti impopolari
Tenetevi forte. Incredibile ma vero, Woody Allen non ha mai visto classici del cinema come Mr. Smith va a Washington o Ben-Hur. Non trova divertenti Stanlio e Ollio o A qualcuno piace caldo. Adora Hitchcock ma non ama La donna che visse due volte. Preferisce Chaplin a Keaton, ma non ha mai visto Il circo e non trova particolarmente geniale Il grande dittatore. Gli piacciono parecchio i musical classici come Cantando sotto la pioggia e avrebbe voluto diventare il nuovo Fred Astaire. Uno dei suoi film preferiti? Mancia competente di Lubitsch.
4. Ama lasciare gli attori a briglia sciolta
Potete credere che uno sceneggiatore tre volte premio Oscar non sia così intransigente sulle sceneggiature che scrive? Durante le riprese, Woody Allen preferisce far recitare gli attori lasciando loro assoluta libertà. Addirittura permette loro di cambiare le battute e le frasi da recitare, a patto che il senso generale rimanga lo stesso. Ciò è dovuto anche all'enorme timidezza che ha nei confronti di personalità famose: con Judy Davis, ad esempio, attrice che ha recitato in ben cinque film, non è mai riuscito a scambiarci una parola!
5. Un Michael Keaton nascosto
In uno dei suoi film più celebri, La rosa purpurea del Cairo, appare Michael Keaton! Scelto inizialmente come protagonista del film, l'attore non riuscì ad avere una physique du role che richiamasse gli anni Trenta e fu poi sostituito da Jeff Daniels. Le scene furono rigirate con il nuovo attore ma un'inquadratura notturna in campo lungo era venuta talmente bene (e il personaggio ripreso di spalle era irriconoscibile) che rifarla sarebbe stato solo una perdita di tempo e soldi. È l'unico momento in cui nel film è presente Michael Keaton come attore principale.
6. I suoi film più riusciti
E proprio La rosa purpurea del Cairo si tratta di uno dei suoi pochi film di cui si ritiene soddisfatto. Cinquant'anni di carriera con la media di un film all'anno e i film di cui l'autore è contento si possono contare sulle dita di una mano. Oltre al film con protagonista Cecilia (il personaggio più autobiografico che abbia mai scritto), gli altri film sono Mariti e mogli, Misterioso omicidio a Manhattan, Pallottole su Broadway e Match Point. L'ultimo, a detta del regista, è addirittura un film che è andato oltre ogni sua ambizione di riuscita.
Woody Allen: da Un giorno di pioggia a New York a Manhattan, 5 location dei suoi film
7. Il suo film migliore
Il gradino più alto del podio, però, quello che ritiene il suo miglior film in assoluto è La ruota delle meraviglie. Sfortunato per essere uscito durante una seconda ondata di accuse dovute al movimento #MeToo, Allen ritiene che sia la sua opera più memorabile grazie alla recitazione di Kate Winslet, la sceneggiatura che richiama i lavori di Tennessee Williams, il suo scrittore preferito, e il lavoro fotografico di Vittorio Storaro capace di usare colori diversi per sottolineare le emozioni dei personaggi.
8. Ascolta solo un critico
Se c'è una cosa che non interessa a Woody Allen è il giudizio della critica. Totalmente disinteressato ai giudizi e ai premi, il regista preferisce alla fine della lavorazione di un film concentrarsi unicamente sul futuro e sui nuovi lavori. Non partecipa ai test screening e, avendo per contratto il final cut, non s'interessa di come il film viene accolto dai produttori, dal pubblico e dalla critica specializzata. Tiene conto solo di un giudice: Diane Keaton. La sua ex-musa è l'unica persona a cui ha piacere di mostrare i suoi lavori e l'unica di cui tiene in considerazione, quasi ciecamente, i pareri.
Io e Annie: la vita e l'amore secondo Woody Allen in sette scene cult
9. Follie sul set
Se pensiamo a un film di Woody Allen abbiamo in mente simpatiche commedie, intimi drammi europei e, in generale, film low budget (da anni accetta il minimo salario possibile). Nel corso della sua carriera ci sono stati, però, momenti in cui anche Allen è sembrato un regista alla ricerca della follia produttiva. Il dormiglione, per esempio, nasce dal desiderio di fare un kolossal di più di tre ore diviso tra un primo tempo ambientato nel presente e la seconda metà ambientata nel futuro. In fase di scrittura, però, Allen si ritrovò senza idee e cassò l'idea del kolossal per sviluppare solamente la metà ambientata nel futuro. Durante la realizzazione di Sogno di una notte d'estate, girato in contemporanea con Zelig, fu molto difficile mantenere la continuità di un film che doveva svolgersi in una giornata per quattro mesi di ripresa: il risultato fu che, una volta arrivato l'autunno, dovettero dipingere di verde ogni foglia gialla presente nel set. Settembre doveva essere un film intimo ambientato in una casa, ma una volta montato Allen sentiva che il film, vuoi per la sceneggiatura, vuoi per gli attori, non funzionava come doveva. Decise di distruggere la pellicola e rigirare da capo l'intero film, scegliendo altri attori e riscrivendo qualche scena. Il film fu comunque un flop.
Manhattan di Woody Allen: uno dei film per cui vale la pena vivere
10. La sua opera d'arte preferita di tutti i tempi
C'è un'opera che Woody Allen considera l'apice di tutta la produzione artistica e si tratta di un film diretto da Elia Kazan. Un tram che si chiama desiderio è, secondo il regista, "la più perfetta confluenza di sceneggiatura, interpretazione e regia che abbia mai visto" dove "ogni battuta è la migliore di tutte quelle disponibili nell'universo conosciuto". Adoratore di Tennessee Williams è anche un cultore di tutte le versioni teatrali del dramma, non ha comunque dubbi in proposito: l'opera cinematografica è così definitiva che scolorisce tutte le versioni teatrali.