Dopo essere stato presentato nella sezione Quinzaine Des Réalisateurs al Festival di Cannes 2021 e aver vinto il premio Europa Cinemas Label, A Chiara di Jonas Carpignano arriva nelle sale italiane il 7 ottobre. Dopo Mediterranea (2015) e A Ciambra (2017, prodotto da Martin Scorsese), il film chiude la trilogia del regista dedicata a Gioia Tauro e alla Calabria.
A Chiara si concentra su Chiara, appunto, ragazza di quindici anni che si divide tra scuola, amici e atletica. La sua sembra una famiglia come tante. Quando però il padre scompare, lei comincia a farsi delle domande, a cui nessuno dei suoi parenti sembra voler rispondere. A interpretare la protagonista è Swamy Rotolo, al suo esordio sul grande schermo. Non è l'unica componente della famiglia Rotolo nel film: il regista ha infatti scelto di farla recitare insieme a tutti i suoi parenti, compresa la sorella Grecia e il padre Claudio.
Abbiamo incontrato Jonas Carpignano e l'attrice Swamy Rotolo a Roma, dove ci hanno parlato degli spazi, della musica e del realismo di A Chiara.
La video intervista a Jonas Carpignano e Swamy Rotolo
A Chiara, recensione: le colpe del padre e della figlia
A Chiara: l'importanza di un punto di vista autentico
Nel film si dice che Raffaello è il pittore più bravo perché riesce come pochi a ritrarre la realtà: quanto era importante essere più veritieri possibile?
Jonas Carpignano: L'idea di questo film era proprio raccontare la realtà dal punto di vista di chi ci vive veramente. Quindi per noi era fondamentale dare una verosimiglianza non solo del mondo che raccontiamo ma anche dei rapporti che ci sono all'interno di questa famiglia. Ed è per questo che abbiamo fatto questa scelta di far lavorare Swamy con i suoi parenti nel film.
Quanto è stato difficile lavorare con la propria famiglia? Già si vive insieme, poi anche sul set.
Swamy Rotolo: Ovviamente è stato un po' difficile, perché comunque è la famiglia, stai 24 ore su 24 con loro, non avevo i miei momenti di solitudine che di solito posso prendermi chiudendomi nella mia stanza. Però allo stesso tempo così è stato più facile: ci siamo divertiti un sacco. I rapporti erano già quelli.
Jonas Carpignano: Questo film l'abbiamo girato dopo il primo lockdown e quindi c'erano restrizioni e protocolli. Il fatto che loro comunque vivono sempre insieme ha reso tutto più facile. Siamo riusciti a ridurre il rischio del contagio perché eravamo sempre tra di noi, siamo riusciti a creare una piccola bolla. Poterlo fare con gli attori è stato speciale e c'ha salvato. Loro comunque vivono insieme e dormono negli stessi letti, quindi stare sul set non ha aumentato il rischio.
A Chiara e il coraggio di farsi certe domande
È molto bella la fierezza di sguardo che ha Chiara: è una ragazza che non solo si fa delle domande, ma ha anche il coraggio di darsi delle risposte. Come ci avete lavorato?
Jonas Carpignano: Devo dire che è merito suo: tanto di questo personaggio viene proprio da lei. È una persona così: l'ho vista crescere, la conosco da quando ha 9-10 anni, ed è sempre stata così attiva. Non accetta mai quello che le viene detto così facilmente. È una persona che va a cercare le proprie risposte, cerca di scoprire il mondo per se stessa. Diciamo che questo lato coraggioso del personaggio viene proprio da Swamy. Ho preso ispirazione da lei.
Nel film le dicono: "Ma tu sei femmina". E lei risponde: "E quindi, che vuol dire?" È moderna anche in questo?
Jonas Carpignano: Assolutamente. E questo è sempre lei: questo è quando si vede Swamy in Chiara. Questo confronto lei lo ha avuto tante volte con i suoi cugini, quindi era molto naturale per lei rispondere così. Ho scritto la scena in base al loro rapporto reale. Quindi per lei è stato molto facile sfidare i suoi cugini. È anche per questo che l'ho sempre stimata e ho cercato di inserire questi lati del suo carattere nel personaggio di Chiara.
A Chiara e l'uso dello spazio e della musica
È interessante come avete lavorato sugli spazi: il padre di Chiara si rintana letteralmente. Anche lei fa questa esperienza, ma alla fine è una che corre, va verso la libertà: sono mondi lontani anche nello spazio. Quanto era importante vederlo sullo schermo?
Jonas Carpignano: Era fondamentale. Questo è il lato di scrittura: si cerca sempre di rinforzare tutti i temi e il senso del film in questo modo qui, utilizzando un linguaggio cinematografico, non soltanto il linguaggio parlato dai personaggi. Quindi mi fa molto piacere che si noti e che sia arrivato.
Bello il lavoro sulla musica: quando ci sono le due feste di compleanno sentiamo canzoni che potrebbe ascoltare davvero una ragazza come Chiara, nel mezzo invece l'accompagnamento musicale cambia completamente. Come ci avete lavorato? Avete fatto una playlist?
Swamy Rotolo: Quelle canzoni le ho suggerite io a Jonas! È musica che ascolto in continuazione, 24 ore su 24! Io vivo con la musica, dormo con la musica, mi sveglio con la musica. Poi abbiamo fatto il viaggio ad Urbino, eravamo in macchina io, lui e mio padre dietro, e abbiamo ascoltato musica per undici ore. Ci siamo divertiti un sacco: è stato il viaggio più bello.
Jonas Carpignano: Era molto importante per il personaggio: volevamo raccontare che i ragazzi di oggi, i ragazzi di Gioia Tauro come Swamy, appartengono a un mondo globale. Non vivono in una scatola chiusa: la Calabria non è un posto arcaico, appartiene al mondo globalizzato con tutte le sue contraddizioni. Si vede sopratutto in questo elemento: nella cultura pop, in come lei sia inserita nel mondo della musica, non solo globale, ma anche della musica italiana.