C'è poco da fare, anche in questa edizione del Future Film Festival è il Giappone a tenere banco, forte di un cinema d'animazione le cui risorse espressive sono praticamente inesauribili e di una non indifferente varietà di proposte. La retrospettiva dedicata al maestro del cinema di genere Nobuo Nakagawa, per esempio, sta tenendo viva la curiosità degli appassionati ottenendo un successo crescente.
E gli altri stanno tutti a guardare? Lucas no di certo. La giornata di venerdì ha proposto un altro appuntamento di assoluto spessore, destinato come sempre a creare spaccature tra i fan di Guerre Stellari, già messi alla prova dall'apparire della nuova trilogia. Ora che l'animazione si è impadronita della saga gli entusiami e le critiche sembrano destinati a porsi in forme ancora più estreme. L'ultimissima provocazione, a volerla chiamare così, è l'ormai prossimo approdo sugli schermi di Cartoon Network della nuova serie Star Wars: le guerre dei Cloni, supervisionata dallo stesso Dave Filoni cui si deve il lungometraggio omonimo, uscito nelle sale quest'anno. Si arriva così al momento delle confessioni: mentre molti avevano preferito sparare a zero sul film in questione, chi vi scrive ne era rimasto parecchio suggestionato, pur mantenendo qualche riserva (e non è poco) sul character design di personaggi fondamentali come Obi-Wan Kenobi. Ebbene, con i primi episodi che abbiamo potuto vedere a Bologna, in anteprima per l'Italia, si è avuta l'impressione che alcuni difetti riscontrabili nel lungo siano stati limati a favore di una maggiore scorrevolezza del racconto e di elementi grafici più originali e curati.
Ma prima di accennare agli episodi, qualche nota di colore. Già durante l'ingresso in sala, come a rimarcare la qualifica di "evento", siamo stati equipaggiati da Cartoon Network con una simpatica borsetta inneggiante al maestro Yoda. Avrebbe dovuto poi esserci Dave Filoni in persona a presentare il suo lavoro. Il regista italo-americano, la cui famiglia è per la precisione originaria di Pistoia, ha dovuto rinunciare suo malgrado all'attesissimo viaggio nel paese degli avi, perciò ci siamo dovuti accontentare di un video-messaggio di saluto, rivelatosi peraltro assai divertente. Un po' per l'istrionico abbigliamento del personaggio. Un po' per i tanti, buffi aneddoti sulla lavorazione degli episodi. Ed è in tal modo che siamo venuti ad apprendere di un fratello ferroviere e della moglie, studiosa di lingue antiche, le cui competenze sarebbero state per il buon Filoni autentica fonte di ispirazione; l'attività svolta dal primo quale puntello per gli interni di un incrociatore separatista, modellato in modo che vi siano binari interminabili e convogli ferroviari ad attraversarlo, mentre il fatto che la consorte conosca il gaelico si è rivelato utile al momento di far parlare un nuovo maestro Jedi, dalla provenienza decisamente esotica.
Riassumendo: qualche personaggio nuovo, avventure dal ritmo più incalzante, spassosi scambi di battute tra i droidi e i loro oscuri signori, un continuo approfondirsi del non facile rapporto tra Anakin e la sua pepatissima padawan. Questi sono solo alcuni degli ungredienti più riusciti della nuova serie. I detrattori non approveranno, ma la Guerra dei Cloni è a nostro avviso una fucina di storie e di idee tutta da scoprire.
Stavolta abbiamo volto focalizzare la nostra attenzione sull'universo creato da Lucas e sulle sue più recenti propaggini, eppure spendere qualche parolina sul Giappone così elogiato in apertura è quasi una scelta obbligata. Due esempi su tutti. Da un lato la perizia tecnica e le soluzioni narrative particolarmente crude, violente, di Sword of the Stranger, presentato in serata dallo stesso autore, Masahiro Ando. Non sorprende che di fronte al pubblico questo regista di animazione abbia citato Leone e Corbucci tra i propri idoli. Il film di Ando si rapporta al classico racconto di samurai setacciando risvolti curiosi, anche se non sempre originalissimi, con un'etica western per cui sono il montaggio e un taglio delle inquadrature che non esclude l'effetto dolly ad imporsi.
L'altro caso di giornata è senz'altro 20th Century Boys di Yukihiko Tsutsumi, primo adattamento live action di un manga che ha spopolato in Giappone, grazie anche a un plot elaboratissimo e carico tensioni. Da circoletto rosso lo scontro dei protagonisti con un mostruoso robottone nel cuore di Tokyo, ma pure il resto del racconto è tutto da gustare.