Tra i film di più alto profilo in concorso alla Berlinale 2007 c'è questo Il colore della libertà di Bille August, che narra gli anni dellea prigionia di Nelson Mandela attraverso lo sguardo del suo carceriere James Gregory.
Alla conferenza stampa per la presentazione del film intervengono il regista e gli interpreti Joseph Fiennes, Dennis Haysbert e Diane Kruger.
Abbiamo sentito che Mandela avrebbe dei dubbi su alcuni fatti narrarti nel film e ha anche considerato una querela. Cosa c'è di vero?
Bille August: E' vero che ci sono state delle polemiche su questo film. E' normale che in un periodo come quello un Sud Africa ci fossero molti punti di vista diversi, molti modi di interpretare la stessa realtà. Credo che uno degli aspetti più interessanti di questo film sia proprio il fatto che che la figura di Mandela è vista dagli ochi dei suoi avversari.
Mr. Haysbert, cosa ha significato per le interpretare Nelson Mandela? E come si è preparato a interpretarlo?
Dennis Haysbert: Questo ruolo ha acceso in me una speranza che questo grande paese, il Sud Africa, continui il suo cammino verso l'unità. E con esso il mondo. Stiamo diventando una società globale, le notizie viaggiano velocissime, ciò che accade in un pase ha subito un certo impatto su altri. Con questo ruolo ho scoperto aspetti di Mandela che forse non sono noti a tutti. Per prepararmi ho letto e visto tutto quello che potevo, ho ascoltato ogni discorso pubblico cui potevo avere accesso. E' stata per me una trasformazione incredibile quella che si è operata mentre scoprivo chi è Nelson Mandela.
E' stata una sfida per me, un attore emotivo, interpretare un uomo che ha completamente sacrificato se stesso per gli altri e per il suo paese, che si è fatto operare ai condotti lacrimali per non piangere. Ogni sera, lo confesso, tornavo a casa, mi versavo un bicchiere di vino e piangevo. Con James Gregory Mandela diede il via ad un processo che è servito da antidoto contro l'odio di cui lui e la sua gente sono stati vittime.
Mr. August, la sua carriera procede in maniera molto varia, ma si possono individuare due persordi principali, quello scandinavo e quello internazionale. Quali sono i motivi che la spingono a muiversi lungo l'uno o l'altro percorso?
Bille August: Io non vedo due persorsi diversi. Ogni volta che mi trovo a decidere quale sarà il mio prossimo progetto quello che conta è solo la storia, se mi innamoro della storia tutto il resto non conta. In questo caso ho letto la sceneggiatura e ho pensato che era davvero importante realizzare questo film.
Cosa sapevate su August prima di lavorare con lui e cosa pensate di questa esperienza?
Joseph Fiennes: Quando avevo circa vent'anni ed ero al primo anno della scuola di arte drammatica, andai con mio padre a vedere un film, Con le migliori intenzioni, che mi strabiliò. Da allora ho una certa familiarità con il lavoro di Bille. Lavorare con lui è stato interessante anche perché questo film tratta del più grande leader umanitario di tutti i tempi, e per me essere diretto in un progetto simile da un umanista consumato come Bille August significa esperire il viaggio più affascinante per un attore. Bille è eccezionale con i suoi attori e lavorare con lui è stato un privilegio.
Diane Kruger: Io avevo visto Pelle alla conquista del mondo, ma anche La casa degli spiriti, che è tratto dal mio romanzo preferito. E' stato un onore lavorare con Bille ed io sono molto orgogliosa di avere partecipato a questo film. Bille ha avuto una fiducia enorme in me, mi ha ingaggiata senza provino, soprattutto per la mia passione per la storia e per il personaggio di Gloria. E' stato incredibilmente gratificante.
Dennis Haysbert: Non c'è al mondo un'anima più gentile, intelligente e bella di quella di Bille August. La sua offerta mi ha sorpreso, non è stato facile per me accettare questo ruolo... per un paio di minuti. Non sapevo se ne sarei stato degno. L'offerta in sé è stata un onore, non potevo che accettarla e fare il meglio che potevo. Bille dirige con mano gentile, e a volte ne ha bisogno anche il più duro degli attori. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per me.
Avete incontrato James Gregory e sua moglie Gloria?
Joseph Fiennes: James purtroppo è morto un paio d'anni prima dell'inizioa della produzione, ma Gloria è stata molto presente e questo ha aiutato Diane e anche me.
Diane Kruger: James e Gloria inizialmente erano fermi sostenitori dell'Apartheid, e il mio personaggio ha battute molto difficili da pronunciare, ci sono le cose che dice ai suoi figli, che è la volontà di Dio che bianchi e neri siano separati... Mi sono trovata a giudicarla, mio malgrado. Ma Gloria è una donna gentilissima e calorosa, ha risposto a domande molto personali e anche dolorose sulla sua vita: "Come potevi crederci veramente, cosa è successo davvero", etc., e parlando con lei ho trovato un terreno comune, sono riuscita a relazionarmi a lei, e questo mi ha aiutato moltissimo a costruire il personaggio.
E lei, Fiennes, come si è riconciliato con il suo personaggio?
Joseph Fiennes: E' una cosa che ogni attore deve affrontare finché non trova la chiave che gli permette di entrare in completa sintonia col punto di vista del personaggio. Non è stato facile in questo caso, ma sono partito da lontano, con la ricerca su trecento anni di schiavitù. Per la gente di quella generazione essere africani bianchi era una situazione particolare. Sarebbe stato facile usare caricature o cliché in questo film, specialmente con i bianchi, ma credo che siamo riusciti a fare un ritratto realistico e umano. Abbiamo incontrato persone, come la signora Gregory, che sono gentili e religiose, ma che hanno subito un condizionamento i cui effetti sono spaventosi. Ma sappiamo come funziona, sappiamo cosa fa la paura e come è facile indurre certi comportamenti facendo sentire le famiglie minacciate.