Il 17 di agosto del 2017, a Barcellona, un camioncino fiat percorse ad altissima velocità una delle strade più frequentate della città, La Rambla, nel tratto che separa plaza Cataluña e il mosaico di Mirò. Nel farlo investì - uccidendo e ferendo gravemente - una moltitudine di persone. Alcune ore più tardi avvenne un altro attentato, a Cambris, in modalità molto simili. Entrambi gli attacchi - poi rivendicati dall'ISIS - furono portati a termine da giovani musulmani apparentemente ben integrati nella società spagnola: in questa recensione di 800 metri, approfondiremo il documentario distribuito da Netflix e diretto da Elías León Siminiani, che ripercorre la vicenda, scoprendo chi erano queste persone e come siano arrivate a compiere gesti così atroci ed estremi.
Storia di un attacco terroristico
La narrazione prende il via molti mesi prima dei fatti, analizzandone le radici e cercando di cogliere che cosa abbia spinto i giovani terroristi sulla strada di qualcosa di così orribile: per farlo ne prende in considerazione i diversi background culturali, sociali e familiari. Dalla nascita della cellula terrorista, dall'incontro tra i suoi diversi membri, arriviamo quindi fino al 17 di agosto, seguendo nel dettaglio la preparazione degli attentati: come sappiamo, però, le cose non andarono come erano stare inizialmente pianificate, l'esplosione improvvisa della casa dove stavano preparando le miscele esplosive, e la morte dell'imam, Abdelbaki Es Satty (la mente dietro a tutto il piano), porterà i terroristi a cambiare all'ultimo i propri piani e a decidere di spostarsi su La Rambla.
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Testimonianze e approfondimento
A rendere questo documentario così interessante, oltre all'estrema chiarezza nelle ricostruzioni e all'accuratezza della narrazione, anche il gran numero di voci e testimonianze che vi partecipano. Dai conoscenti dei terroristi alle vittime sopravvissute ai due attentati, dalle autorità - vi partecipa addirittura la sindaca di Barcellona fornendo il suo punto di vista sui fatti - agli esperti di cultura islamica e religione musulmana, che inquadrano il tutto nella giusta prospettiva. Inoltre si fa un vasto utilizzo di filmati di repertorio, in certi casi inediti, che rendono la narrazione tanto completa come coinvolgente.
800 metri è il frutto di un'indagine estremamente estesa e ben realizzata, a cui hanno dato il loro contributo esperti come Anna Teixidor, Nacho Carretero e Jesús García, che hanno studiato a lungo quanto accaduto e tutte le sue possibili ramificazioni. Per dare vita a questo documentario in tre puntate sono servite circa 200 ore di riprese (le interviste ai testimoni sono più di 80!) e più di un anno di lavoro. Questa docuserie è quindi un prodotto estremamente curato, che cerca di raccontare i fatti di quel giorno senza dimenticare alcun dettaglio e particolare, e che per questo ci sentiamo assolutamente di consigliare a chiunque voglia approfondire quanto accaduto.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di 800 metri sottolineando come si tratti di un documentario ben sviluppato, basato su una ricerca esaustiva e ricco di testimonianze.
Perché ci piace
- Le moltissime testimonianze e voci che vi partecipano.
- L'accuratezza della ricerca.
Cosa non va
- A volte alcuni passaggi da un momento all'altro risultano un po' confusi.