Il giovane Ciro è un rapinatore specializzato nei furti con scasso alle automobili posteggiate. Un giorno mentre sta camminando in un quartiere di Buenos Aires la sua attenzione è attratta da un SUV. Scassina la portiera e inizia a sgraffignare tutto ciò che può, incluso lo stereo, concludendo la sua "impresa" pisciando sui sedili e lasciando acceso il gas. Quando prova ad uscire, però, non riesce ad aprire la porta.
In 4x4 il ragazzo cerca freneticamente di scappare dall'abitacolo , strappando anche via i pannelli delle porte ma finisce per tagliarsi il braccio: la vettura sembra una sorta di prigione pensata ad hoc, tanto che dopo aver tentato di sparare al parabrezza per trovare la libertà il vetro antiproiettile gli fa rimbalzare il proiettile su una gamba, ferendolo ulteriormente. Stanco e impreparato a gestire la situazione, Ciro riceve una misteriosa chiamata che lo trascina ulteriormente nell'incubo...
4x4 senza via d'uscita
Sulla carta 4x4 possedeva molte potenzialità, poi inespresse all'interno di una sceneggiatura che segue le vie di un qualunquismo poco ispirato, spingendo il pubblico a dividersi su due posizione antitetiche. Il senso di giustizia e di perdono finisce così poi per adagiarsi sulle vie di una facile retorica che sembra comodamente lasciare allo spettatore il modo di pensare e di tifare per i personaggi coinvolti, via via che il racconto nella mezzora finale evolve da quell'one-man show che caratterizza i primi due terzi di visione. One-man show claustrofobico, con il "malcapitato" protagonista che si ritrova intrappolato in una macchina blindata non soltanto da fuori ma anche al di dentro, in una situazione paradossale che rischia di scadere minuto dopo minuto in una sfiancante monotonia. D'altronde l'abitacolo spazioso non ha certo le stesse caratteristiche di altri film a tema, come la bara di Buried - Sepolto (2010).
Recensione Buried - Sepolto (2010)
Mostri e vendette
Il personaggio di Ciro non è certo una figura edificante e con il procedere della narrazione il suo background viene esposto senza lasciare nulla all'immaginazione, ennesimo modo per smuovere il pensiero critico di chi guarda. Ma quando i nodi vengono infine al pettine, 4x4 non è capace di innescare le giuste domande, limitandosi a una sorta di improbabile satira e disanima sociale attraverso le dinamiche del cinema di genere, in un ibrido poco coeso e mai effettivamente avvincente. Anche nei momenti più drammatici infatti manca il necessario livello tensivo, vuoi per interpretazioni non propriamente esaltanti - a cominciare proprio dall'attore e cantante Peter Lanzani, che non possiede la giusta intensità tragica per il ruolo - vuoi per una regia che soffre di un'inaspettata staticità e non restituisce il senso di opprimente disperazione che distingue l'assurda prigionia del Nostro.
Il prigioniero illustre
Il regista Mariano Cohn, che pur ne veniva dall'ottimo e introspettivo Il cittadino illustre (2016), si è ispirato a un paio di vicende realmente accadute prima in Brasile e poi in Colombia, nelle quali per l'appunto dei ladri erano rimasti chiusi dentro alle macchine che volevano rubare. E l'universalità dell'assunto ha già dato vita alla messa in cantiere di vari remake: uno brasiliano e uno indiano hanno già visto la luce, mentre un altro di produzione hollywoodiana è stato commissionato. 4x4 purtroppo soffre di una premessa che si esaurisce in fretta e anche quando decide di cambiarne parzialmente le coordinate non trova quel guizzo tale da risultare lucido e illuminante, offrendo un intrattenimento sicuramente curioso ma che stufa ben prima del previsto.
Conclusioni
Un ladro seriale ha messo nel mirino un fiammante SUV parcheggiato, ma dopo essere entrato senza alcuna difficoltà nell'abitacolo si ritrova intrappolato al suo interno, impossibilitato ad uscire. La macchina infatti è una sorta di mezzo blindato e dai vetri oscurati e il protagonista scopre di essere finito quale potenziale vittima sacrificale nel folle piano di qualcuno... In 4x4 tutto è come sembra, anche troppo, e le potenziali sfumature sociali - tra istinti giustizialisti e discorsi sulla correttezza della pena, oltre all'insofferenza delle periferie - si perdono ben presto in una narrazione mai effettivamente interessante. La prima parte claustrofobica e monotona fa spazio a una "resa dei conti" in pubblica piazza, dove il bene il male si mescolano in un ibrido fin troppo sempliciotto.
Perché ci piace
- Lo spunto iniziale è interessante...
Cosa non va
- ...ma si perde ben presto tra monotonia e faciloneria.
- Un cast poco convincente.