Lasciate perdere The Walking Dead e il suo spin-off, dimenticatevi pure di Z Nation, iZombie o il più recente Santa Clarita Diet. Se davvero vi piace l'idea di un show zombie, 24 è quello che fa veramente per voi: tra le serie, a ragione, più popolari ed apprezzate dei primi anni 2000, quella con protagonista il leggendario Jack Bauer di Kiefer Sutherland ha avuto una maturità alquanto travagliata, con almeno un paio di occasioni in cui la serie sembrava finita, al massimo proiettata verso il cinema, per poi venire clamorosamente resuscitata, sempre in un'incarnazione meno furba, meno convinta, meno dinamica di se stessa. Proprio come uno zombie.
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Per anni abbiamo atteso l'inevitabile ritorno di un personaggio iconico come pochi sul piccolo schermo con un misto di apprensione ed eccitazione, perché sapevamo che stagione dopo stagione la forza dirompente e indiscutibile del format dello show stava perdendo efficacia e che lo stesso Jack Bauer, "giorno" dopo "giorno", non solo stava invecchiando ma stava rischiando di diventare sempre più una macchietta. E questo, per un personaggio che anche nel suo periodo migliore era oggetto di centinaia di meme e pagine ironiche/satiriche sul web, non è certo un bene.
Ma come può la Fox - un network che ha palesemente bisogno di successi televisivi e che non si è mai tirato indietro quando si tratta di sfruttare e resuscitare vecchi show (vedi i recenti X-Files e Prison Break) - fare a meno di un format epocale come 24? Basta guardare i primi minuti di questo 24: Legacy per rendersi conto di come già quelle semplici scritte sovraimpresse che accompagnano l'inizio di ogni episodio (Events occur in real time) possano risvegliare sensazioni mai realmente dimenticate anche dal più cinico e disincantato degli spettatori. La verità è che la Fox sa benissimo che 24 ha fatto la storia delle serie TV quanto e come serie più blasonate e più premiate; il problema però è che se molto spesso sembriamo dimenticarcelo è proprio perché se ne è fin troppo abusato.
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Un'eredità pesante
Ma al netto della inevitabile stanchezza che sicuramente potranno sentire anche i più fedeli spettatori, la domanda che tutti si chiedono è la seguente: può un franchise come 24 sopravvivere senza il suo indiscusso e inimitabile protagonista Jack Bauer? Dopo aver visto i primi due episodi (su un totale di 13, come per 24: Live Another Day), la risposta non può che essere doppia: sì, lo show ha elementi caratteristici talmente tanto forti da poter fare a meno del suo uomo simbolo e riuscire a rimanere comunque 24 in tutto e per tutto; no, la serie difficilmente potrà vivere ancora a lungo se a parte l'inserimento di nuovi personaggi il tutto rimane esattamente identico a quanto abbiamo già visto (e rivisto più e più volte) negli ultimi 15 anni.
Eppure il protagonista Corey Hawkins (che avevamo già apprezzato nel bel Straight Outta Compton e che ha ancora oggi un ruolo minore, Heath, anche in The Walking Dead) fa quel che può per riuscire a non subire il peso di questa eredità, che però è un vero e proprio macigno. E lo fa interpretando il suo Eric Carter - un ex army ranger che si è ritirato dopo aver portato a termine un'importante missione per il governo e il CTU (Counter Terrorism Unit) ma è in realtà bersaglio di un gruppo di terroristi islamici - in modo molto differente dal Bauer di Sutherland ma al tempo stesso omaggiando alcuni atteggiamenti ed espressioni (in genere stanchezza insofferenza per chiunque rappresenti un ostacolo per la sua missione) che hanno reso 24 un vero e proprio culto. Per il momento manca ancora la celebre frase "we're runnng out of time" ma siamo certi che sarà solo questione di tempo.
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Same Shit, Different Day
Il problema, come dicevamo, non è l'assenza di Bauer e nemmeno il suo sostituto; il problema è esattamente lo stesso delle ultime stanche stagioni di una serie che ha sempre avuto un unico grosso difetto, quella di ripetersi in continuazione. E se per i primi anni è un difetto che abbiamo sempre perdonato molto volentieri, se non altro per senso di gratitudine per quella boccata di ossigeno ed originalità e innovazione che Joel Surnow e Robert Cochran portarono nel 2001 nel mondo della TV, col passare del tempo questo difetto si è fatto sempre più macroscopico ed impossibile da ignorare.
Quante volte ancora dovremo vedere colleghi del CTU accusarsi di aver tradito o di non aver seguito le procedure o di aver infranto le regole? Quante volte ancora dovremo scoprire che, guarda caso, c'è sempre un legame tra l'inevitabile talpa nel CTU ed un candidato e/o Presidente USA? La sottotrama politica - per di più declinata in coppia, e in questo caso abbiamo due interpreti molto affascinanti quali Miranda Otto e Jimmy Smits - è sempre stata essenziale per la serie ma ci possono essere anche modi diversi di declinarla invece di usare sempre gli stessi topoi narrativi. Invece questo 24: Legacy fa esattamente quello che ci si aspetta, tocca le stesse corde nello stesso identico modo, non preoccupandosi assolutamente di provare a far qualcosa di diverso.
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Che poi, a pensarci, forse è anche meglio così, visto che l'unica novità che prova ad inserire è un'accozzaglia ancora più stantia di stereotipi: perché ovviamente con un nero protagonista poteva mai mancare la sottostoria legata alle gang e alla criminalità di quartiere? Poteva il fratello del protagonista essere un banchiere, un avvocato o anche semplicemente un banalissimo commesso? Certo che no, e infatti Ashley Thomas (recentemente visto in The Night Of) interpreta un gangster a cui Eric ha rubato la fidanzata tempo prima. Per i prossimi episodi ci aspettiamo di scoprire che ha un passato da rapper o da giocatore di football frustrato. O magari entrambe le cose. Ma, ironia a parte, se davvero per un revival così atteso non si è riuscito a pensare a nulla di meglio o di nuovo, forse il problema non è la presenza di Jack Bauer, ma la presenza di 24 negli attuali palinsesti televisivi. A meno che, ovviamente, non siano repliche di quello show che davvero ha cambiato il mondo delle serie. Ma parliamo di 16 anni fa.
Movieplayer.it
2.5/5