Sono passati più di quindici anni dal debutto di 24, una serie che rimane molto attuale per via del plot incentrato sulla lotta contro il terrorismo (ma anche controversa per il suo uso della tortura come strumento narrativo). Dal 6 novembre 2001 al 24 maggio 2010, con l'aggiunta del sequel 24: Live Another Day nel 2014, il pubblico ha potuto seguire in tempo reale o quasi (ogni episodio da un'ora dura in realtà una quarantina di minuti per lasciare spazio alle interruzioni pubblicitarie) le lunghe giornate di Jack Bauer, agente del CTU (Counter Terrorist Unit) che nel corso di ventiquattro ore alla volta deve sventare vari complotti ai danni degli Stati Uniti, spostandosi tra Los Angeles (stagioni 1-6), Washington D.C. (stagione 7), New York (stagione 8) e Londra (Live Another Day), senza dimenticare la parentesi africana in 24: Redemption, il film girato nel 2008 per compensare la sospensione provvisoria dello show in seguito allo sciopero degli sceneggiatori americani.
Oggi il CTU torna grazie a 24: Legacy, un revival - in onda in America dal 5 febbraio - che già nel titolo suggerisce un nuovo corso narrativo, senza Bauer (ma almeno un volto noto della serie classica farà capolino anche in Legacy). In attesa di vedere come si svilupperà questa nuova storyline abbiamo voluto ricordare il "vero" 24, quello caratterizzato dal volto segnato di Kiefer Sutherland e un'infinita sequela di "Damn it!". Ecco, quindi, la nostra selezione dei dieci momenti migliori dello show originale, incluso Live Another Day. Ovviamente l'articolo contiene spoiler.
Leggi anche: 24: Legacy - anche senza Jack Bauer, la serie rimane (troppo) fedele a se stessa
10. L'ultimo timer
Nel corso di otto stagioni la vera costante di 24, oltre alla presenza di Sutherland, è stato l'uso del timer digitale, inserito strategicamente per introdurre le pause pubblicitarie e segnalare la fine delle stesse, e soprattutto per chiudere ogni episodio, con quegli ultimi secondi che segnalano ogni volta l'inevitabile termine di un'altra ora. Talvolta era muto, qualora la sequenza o l'episodio contenesse la morte di un personaggio importante (questo già a partire dalla prima stagione, conclusasi con il decesso della moglie di Jack), e c'era chi si aspettava che questa variante venisse utilizzata anche nel finale della serie, con Bauer nel ruolo della vittima. Invece l'epilogo - allora - ci mostra Jack in fuga, un ultimo cliffhanger per ricordarci che il protagonista dello show non potrà mai veramente vivere in pace. Un momento straziante e toccante, con Bauer che si congeda dai suoi alleati - e dal pubblico - ricordando che per anni (dalla terza stagione in poi per lo spettatore, ma nella realtà narrativa della serie sarà passato almeno un decennio) Chloe O'Brian (Mary Lynn Rajskub), brillante hacker al servizio del CTU, è stata la sua migliore amica. Con questo Jack sparisce, e il timer, beffardo, va a ritroso, un conto alla rovescia che rappresenta idealmente tutti i minuti di suspense accumulatisi nel corso di quasi dieci anni.
Leggi anche: Da Lost a The Affair: come le serie hanno rivoluzionato il modo di raccontare storie in TV
9. Addio, Ryan
A proposito di timer muto, uno dei usi più sorprendentemente strazianti nel corso della serie è avvenuto nella terza stagione, quando l'antagonista di turno - Stephen Saunders, ex-agente dei servizi segreti britannici - pretende, come una delle condizioni per non infettare tutta Los Angeles con un virus letale, l'assassinio di Ryan Chappelle, direttore regionale del CTU. Sin dalla sua prima apparizione Chappelle è stato un burocrate abbastanza insopportabile, il che rende ancora più efficace la sua trasformazione in figura tragica nei minuti che lo separano dalla morte, autorizzata dal Presidente David Palmer e portata a compimento da Jack dopo un intermezzo straziante durante il quale Ryan cerca di togliersi la vita ma non riesce ad accumulare il coraggio per farlo. L'episodio si chiude le parole di commiato più dolorose mai pronunciate da Bauer nei confronti di un altro personaggio: "Mi dispiace che ti abbiamo deluso, Ryan. Dio mi perdoni."
8. L'attacco alla Casa Bianca
La settima stagione del serial, trasmessa nella primavera del 2009 dopo essere stata rimandata per un anno, vanta diversi primati: la prima annata dello show girata per intero prima della messa in onda (le precedenti seguivano il modello tradizionale dei network, dove ogni episodio viene girato uno o due mesi prima di essere trasmesso), la prima con una donna alla Casa Bianca, la prima ambientata principalmente in una città che non fosse Los Angeles. E proprio la trasferta nella capitale statunitense ha consentito agli showrunner di orchestrare una delle sequenze cinetiche più efficaci nella storia del programma: la Casa Bianca sotto assedio da parte delle truppe del Generale Juma, un momento di grande tensione collocato esattamente a metà stagione che unisce tutti nodi tematici degli episodi precedenti (in particolare il dibattito sull'etica dei metodi delle agenzie governative).
Leggi anche: 30 serie TV perfette per il binge-watching
7. La mano tossica
Gli antagonisti nella serie tendono a morire in tempi relativamente brevi. Tra le poche eccezioni c'è una certa Mandy, apparsa nelle stagioni 1, 2 e 4 e tuttora ufficialmente in vita. La sua apparizione più memorabile è nel finale della seconda giornata, quando stringe la mano di David Palmer e così facendo lo infetta con una sostanza tossica. Nasce così quello che rimane ancora oggi il miglior cliffhanger finale dello show, con il comprimario più amato di tutti in fin di vita e il famigerato timer che, per rendere ancora più insostenibile la tensione, sostituisce il ticchettio digitale con il respiro affannato di Palmer. Un espediente molto coraggioso, soprattutto se si considera che la struttura della serie vieta la risoluzione classica di qualunque finale aperto al termine della stagione.
6. Bye bye, Nina
Tra i cattivi che abbiamo amato odiare nelle varie giornate di 24 è impossibile non menzionare Nina Myers, agente del CTU al soldo della famiglia Drazen (nemici giurati di Jack e Palmer) nonché ex-amante di Bauer, che lei rende vedovo alla fine della prima stagione. Tra i due c'è un rapporto teso e a tratti morboso che gli sceneggiatori hanno saputo sfruttare al meglio nei cicli successivi, fino al momento ineluttabile in cui Nina deve - finalmente - morire per mano di Jack. Un momento di catarsi e giustizia poetica (la stanza in cui Nina passa a miglior vita è la stessa dove lei uccise Teri Bauer), che a differenza del decesso di Ryan Chappelle qualche ora dopo non è stato accolto con troppa tristezza. Anzi, c'è una certa gioia nel sentire Jack dire che Nina non ha più informazioni utili da fornire, prima di darle tre colpi di grazia.
5. "Grazie, signor Presidente"
Vedendo la quarta stagione di 24 viene il leggero sospetto che la serie fosse a rischio di cancellazione, poiché il quarto giorno più lungo della vita di Jack Bauer si conclude con lui che finge la propria morte e lascia Los Angeles in cerca di una nuova vita lontano dai terroristi. Una sensazione accresciuta dall'ultima conversazione che udiamo nell'episodio, che ha come interlocutori Jack e David Palmer, le due anime dello show, unite in modo inscindibile sin dagli eventi della prima stagione (ma anche prima, come si scopre durante il giorno in questione). Una chiusura del cerchio che, col senno di poi, sarebbe stata forse la fine ideale. Certo, non avremmo avuto la stagione più riuscita (la quinta, che conquistò l'Emmy nella categoria principale), ma neanche la peggiore (la sesta), seguita da evidenti segni di eccessiva concessione alla formula della serie, al di là dell'escamotage del tempo reale.
4. Ritorno in azione
All'inizio della seconda stagione Jack, vedovo da un anno e mezzo e non più coinvolto nelle attività del CTU, è depresso e, come da tradizione sullo schermo per personaggi affetti da traumi vari, piuttosto barbuto. Fino al momento in cui, su richiesta di Palmer, viene reclutato eccezionalmente per risolvere la crisi di turno poiché uno dei partecipanti è una sua vecchia conoscenza dell'epoca in cui Bauer era sotto copertura. Come convincerlo che Jack sia dalla parte giusta? Semplice: uccidere un informatore del CTU e consegnare la sua testa al cattivo. Ovviamente le alte sfere del CTU sono inorridite, ma Jack mette a tacere il direttore George Mason con un'affermazione che riassume perfettamente l'anima dello show: "Questo è il tuo problema: vuoi risultati, ma senza sporcarti le mani." Ed ecco che la barba sparisce...
3. Il funerale di Audrey
Jack è destinato ad essere sfortunato in amore, dalla morte di Teri in poi. L'ultima tragedia in ordine cronologico arriva al termine di Live Another Day, quando viene uccisa Audrey Raines, ex-fiamma di Bauer e figlia del Presidente James Heller. E proprio quest'ultimo, affetto dal morbo di Alzheimer, è al centro del momento più straziante di questo ciclo di episodi, e uno dei momenti più tragici della serie in assoluto. Durante in funerale di Audrey, infatti, Heller si confida con il Primo Ministro inglese circa il destino beffardo e paradossalmente rassicurante che lo aspetta: "Non ricorderò nulla di quanto accaduto oggi. Non ricorderò nulla, punto e basta. Non ricorderò di aver avuto una figlia che è morta in un modo così orribile." A suo modo, un lieto fine, ma di quelli che sono accompagnati da un fiume di lacrime.
Leggi anche: 24: Live Another day, il nostro commento
2. Mr. Ex-President
Pare che Dennis Haysbert abbia inizialmente rifiutato di apparire nella premiere della quinta stagione, che si apre con l'assassinio di David Palmer. Per fargli cambiare idea gli showrunner dovettero fargli presente che riscrivendo l'inizio della quinta giornata sarebbe stato necessario modificare tutti gli episodi, poiché è l'omicidio di Palmer a spingere Jack, la cui finta morte viene smascherata in questa occasione, a tornare ad occuparsi di minacce terroristiche. La reazione di Haysbert è comprensibile, ma senza il suo contributo breve ma fondamentale l'episodio non avrebbe avuto lo stesso impatto, grazie alla sua performance umana e potente nel corso di quattro stagioni. E quando Jack rintraccia il sicario siamo tutti con lui quando giustifica la decisione di eliminarlo: "Tu hai ucciso David Palmer."
Leggi anche: Tutti i volti del Presidente: quando cinema e TV reinventano un simbolo
1. La prima volta non si scorda mai
Nel corso degli anni più di una persona ha avuto da ridire sull'uso della tortura da parte dei vari personaggi della serie, Jack su tutti, e nelle stagioni finali è divenuto un espediente talmente trito e ritrito da raggiungere livelli quasi parodistici. Ma vi sono pochi dubbi sull'efficacia del primissimo momento in cui Jack se n'è servito, anche solo a livello verbale, nell'undicesimo episodio della serie. Costretto a ricorrere a metodi violenti per scoprire chi ha rapito sua moglie e sua figlia, Bauer minaccia uno dei cospiratori con un asciugamano, e Sutherland recita una delle battute più memorabili della propria carriera: "Forse credi che io non riesca a spingertelo interamente in gola, ma ti sbagli. Solo che terrei in mano un'estremità. Quando inizi a digerirlo lo tirerò fuori, insieme al rivestimento del tuo stomaco. La maggior parte della gente ci mette una settimana a morire. È molto doloroso." E poi uno si chiede perché i fan avrebbero dei dubbi su un ritorno di 24 senza Jack Bauer...