1899, come l'apprezzata Dark ideata dagli stessi autori Baran bo Odar e Jantje Friese, riporta sul piccolo schermo una sfida cervellotica con il pubblico, dove la narrazione e la storia sono al servizio di misteri ed enigmi che guidano l'intero progetto. L'opera, che è stata lanciata su Netflix il 17 novembre 2022, fin da subito si configura come una competizione logica raffinatissima, dove niente è lasciato al caso e l'indagine psicologica è l'elemento cruciale. Un tipo di televisione che oramai è sempre più raro con molti prodotti che preferiscono la linearità alla speculazione, la trasparenza alla coltre di fumo contenutistica. Proprio per questa filosofia di fondo e anche per il finale aperto, sappiamo con certezza che ci sarà una seconda stagione di 1899. Mentre non conosciamo nulla dei nuovi episodi, facendo molti spoiler e rivelazioni sulla prima stagione, proviamo ad immaginare cosa vedremo nel futuro della serie, ancorandoci in particolare ai grandi punti interrogativi rimasti senza una risposta.
Una storia antologica
Proprio nella puntata finale di 1899 scopriamo un elemento fondamentale per il futuro della serie stessa: veniamo a conoscenza del fatto che il viaggio del Kerberos è solamente una mera simulazione e che i reali passeggeri della nave sono immersi in una sorta di sonno criogenico su una navicella spaziale con lo stesso nome, in orbita nello spazio nel 2099. Lasciando un attimo in un angolo la natura di questo inaspettato luogo, il dettaglio da non sottovalutare è che questo cambio di location suggerisce una possibile struttura antologica che vedremo con le stagioni a venire. Questo salto tangibile nel cosmo, che in realtà è, a tutti gli effetti, anche uno spostamento avanti nel tempo, potrebbe racchiudere con tutta probabilità elementi estranei a quanto abbiamo vissuto fino ad ora, sperimentando nuovi generi, personaggi, tematiche con sempre lo stesso filo conduttore. E tale direzione, oltre a farci perdere ancora una volta la terra sotto i piedi, reinventa gran parte della formula proposta dalla prima stagione.
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2099?
Mentre è evidente che questa struttura antologica potrebbe riproporsi all'infinito con ulteriori stagioni ambientate in altri luoghi totalmente scollegati, torniamo un attimo indietro e riflettiamo proprio sulla natura della navicella e dell'ambientazione. Nonostante Daniel (Aneurin Barnard) non abbia dubbi sul fatto che Maura (Emily Beecham) si stia risvegliando nella realtà dopo l'inserimento della chiave, molti dettagli ci suggeriscono che questa location sia un'altra simulazione, come il misterioso messaggio del fratello e anche una constatazione che deriva dal titolo della serie. Tornando alla nostra visione antologica, se infatti siamo abbastanza sicuri che 1899 sia il nome solo della prima stagione (dove per l'appunto niente è reale), il nostro intuito ci indica che la seconda, che stavolta forse sarà chiamata 2099, proprio per lo stesso gioco contenutistico, sarà un altro scherzo della mente. Uno schema ciclico che nella macrostruttura seriale potrebbe ripresentarsi tale e quale ai primi episodi, giocando ancora una volta sulla ricerca della realtà e sul conflitto tra spazio fisico e mentale.
Vecchi simboli in sospeso
Seminare indizi all'interno dei prodotti d'intrattenimento è un'arte sopraffina e Baran bo Odar e Jantje Friese già con Dark avevano dimostrato di saper perfettamente gestire e bilanciare le varie rivelazioni e scoperte all'interno delle tre stagioni. Allo stesso modo, anche in 1899, molti misteri rimangono volutamente insoluti e ovviamente saranno approfonditi dalla seconda stagione in poi. Tra i tanti simboli che appaiono all'interno delle 8 puntate quello più suggestivo e importante sembra proprio essere la piramide che sembra avere un potere speciale sia nel controllo dei vari personaggi che nella costruzione della simulazione. Tra l'altro il logo con il triangolo rovesciato ha un corrispondente preciso nell'alchimia: si tratta del simbolo della Terra che non ha avuto ancora una spiegazione nella serie, nonostante sia rintracciabile un po' dappertutto. Quello che ci viene in mente è che i tre lati di quest'ultimo possono suggerire una struttura tripartitica ricorrente, con magari tre stagioni a comporre l'opera (e Dark era in effetti divisa così).
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La centralità dei personaggi
Il cuore pulsante di 1899 sono i personaggi: tutti i passeggeri del Kerberos sono in fuga da qualcosa e si imbarcano sul transatlantico, che naviga verso New York, cercando di ricominciare in qualche modo una nuova esistenza, lasciando da parte il passato. E le varie figure che conosciamo hanno lasciato dietro di sé un ricordo traumatico della loro vita precedente. Per quanto nei vari episodi, grazie a diversi flashback, scopriamo quasi tutto della loro sfera personale, non solo ci manca qualche dettaglio su di loro, ma in effetti non capiamo il loro ruolo nella simulazione. Se infatti, come viene spiegato nel 1899 da Henry Singleton (Anton Lesser), questa finzione è frutto del tentativo della figlia Maura e del marito Daniel di tenere in vita il figlio, cosa c'entrano gli altri personaggi? Perché si muovono in questo mondo? Domande che necessitano ancora di una risposta.
Squarci di realtà
Come possiamo vedere nelle ultime battute della puntata finale, i creatori di 1899 illudono lo spettatore, facendogli credere che la vita sulla navicella, nel 2099, sia l'effettiva realtà, come abbiamo già detto poc'anzi. Nonostante questo sia tutto da dimostrare, è molto probabile che, già all'interno della seconda stagione, ci avvicineremo sempre di più a conoscere il mondo vero, in altre parole la dimensione dove si originano le varie simulazioni. Probabilmente, in presenza di 3 stagioni, già nei prossimi episodi avremmo sicuramente un assaggio di ciò che si cela dietro il velo di Maya, ma è molto difficile che sia qualcosa di risolutivo: d'altronde, scoprendo veramente cosa si nasconde dietro i costrutti mentali che senso avrebbero poi i continui giochi logici ed esoterici con il pubblico? Squarci di realtà in un universo ancora finto, forse sarà questa la strada intrapresa da Friese e Odar che potrebbero inserire la verità nascondendola in sequenze secondarie o apparentemente prive di valore narrativo.
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Più solidità narrativa, ma non tutto viene svelato
Chiudiamo la nostra analisi su 1899 dicendo che, senza sbilanciarsi troppo, già con la seconda stagione avremo sicuramente in mano una solidità narrativa maggiore e, forse, più linearità, tutto questo in previsione di una conclusione con la terza. Ma in ogni caso, anche se la serie si dovesse protrarre per ulteriori stagioni, è evidente che, avendo fatto nella prima la conoscenza dei personaggi, non partiremo da zero con la loro caratterizzazione (eccetto per quelli nuovi) e soprattutto, avendo in mente almeno come funzionano gli enigmi e i misteri proposti, non dovremmo stupirci più di tanto. D'altro canto ci auguriamo che la seconda stagione non sia però un semplice more of the same, ma che comunque alimenti le speculazioni degli spettatori e dei critici così da tenere ancora viva la caccia alle soluzioni. Se è questa a mancare, 1899 non ha senso di continuare la sua vita sul piccolo schermo.