Durante la Grande Depressione gli Stati Uniti hanno dovuto fare i conti con una crisi senza precedenti e molti bambini venivano abbandonati dalle famiglie, incapaci di mantenerli, e affidati a orfanotrofi. Uno dei più rinomati, che accoglieva ogni anno decine e decine di pargoli senza genitori, era Forth Worth, in Texas. Proprio lì si è appena trasferito Rusty Russell, un allenatore studentesco di football americano che ha deciso di abbandonare la sua posizione privilegiata per insegnare a quei ragazzi difficili.
Come vi raccontiamo nella recensione di 12 Mighty Orphans, Russell ha infatti un segreto nel proprio passato ed è rimasto profondamente segnato dalle esperienze vissute sul fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Toccherà a lui instillare negli studenti la passione per lo sport, ma per arrivare a farli competere nei campionati ufficiali dovrà lottare contro molti avversari, sia interni che esterni, sia dentro che fuori dal campo. La neonata squadra dei Mighty Mites finirà per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e suscitare l'affetto delle classi più povere della popolazione, in una lotta contro il sistema e contro i pregiudizi.
Tutto già scritto
L'epica sportiva al servizio dell'etica retorica, in un classico film a sfondo agonistico che cerca l'approvazione da parte del grande pubblico, sfruttando la storia vera alla base per aumentare il potenziale coinvolgimento da parte di chi guarda. D'altronde la vicenda che ha visto protagonista la squadra studentesca dei Mighty Miles negli anni Trenta possedeva già nelle sue dinamiche base tutte le carte per essere trasposta su grande schermo ed era soltanto questione di tempo. Gli americani e il football sono i due estremi di una calamita che si attirano senza sosta, basti vedere ogni anno gli ascolti vertiginosi del Super Bowl, e se alla passione per la palla ovale si aggiunge anche un percorso edificante a tema, perfetta incarnazione di quell'American Dream che è ormai un consolidato archetipo sociale, la confezione è servita.
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Questo l'ho già visto
12 Mighty Orphans segue in pieno tutte le regole cardine del relativo filone e riesce in una manciata di frangenti ad essere anche appassionante, soprattutto quando i protagonisti si trovano a lottare contro un sistema marcio e corrotto che favorisce gli amici e i parenti a discapito dei meritevoli e invece il calore della gente comune circonda questo improvvisato team di ragazzi sfortunati. Il problema principale di un'operazione elementare dal punto narrativo quale è questa è l'arrivare dopo tante altre che hanno proposto epopee umane simili in maniera più incisiva e spettacolare. Qua si respira tanta buona volontà e la messa in scena è più che decorosa, così come l'impegno da parte del cast, ma l'impressione è di assistere a qualcosa di già visto.
Prima e dopo
I flashback dell'allenatore che ha vissuto sulla propria pelle gli orrori del primo conflitto mondiale e che finisce per condividere un segreto proprio con i suoi giovani giocatori trovano ideale contraltare nella sentita interpretazione di Luke Wilson, interprete principale in un cast che in ruoli secondari vanti la presenza di guest-star del calibro di Martin Sheen e Robert Duvall. Questa lotta di Davide contro Golia rivive nel furore dei piccoli stadi, con i quotidiani che resocontano partita dopo partita l'incredibile scalata al successo del team, contro ogni pronostico capace di ribaltare risultati dati per scontati. Una storia di fratellanza e amicizia che si appoggia come prevedibile ad ampie dosi di retorica, tra discorsi tonitruanti e colonna sonora ad hoc nei momenti clou, fino a quei titoli di coda accompagnati dalle foto dei veri giocatori e relative info sulla loro vita futura annesse.
Conclusioni
Una squadra scolastica composta unicamente da ragazzi orfani, cresciuti senza genitori in una struttura che li accoglieva da piccoli, negli Stati Uniti vittima della Grande Depressione. Un contesto fondamentale per instillare nella storia e nei relativi protagonisti quella carica di rivalsa atta a questa storia agonistica che vede per l'ennesima volta il successo degli sfavoriti, che lottano contro il sistema attirandosi però le simpatie delle gente comune. 12 Mighty Orphans è un biopic sportivo che segue tutte le regole cardine del filone, ben confezionato e discretamente interpretato - con guest star qua e là a impreziosire il cast - ma che paga una messa in scena derivativa: tutto sa di già visto e nel relativo genere si è fatto anche molto di meglio. Per gli appassionati di vicende agonistiche a tema le due ore di visione possono comunque regalare il giusto numero di, facili, emozioni.
Perché ci piace
- Un buon cast, da Luke Wilson nei panni dell'allenatore a Robert Duvall e Michael Sheen in ruoli secondari.
- La messa in scena e la sceneggiatura sono discretamente curate...
Cosa non va
- ... ma non offrono nulla di realmente originale e nel genere si è visto molto di meglio.
- Retorica e esaltazione dell'american dream a più non posso.