Shardlake, la recensione: una serie gialla (e in costume) che ricorda Il nome della rosa

La recensione di Shardlake, period drama investigativo tratto dall'omonima serie di romanzi di C. J. Sansom con protagonista un avvocato sui generis. Nel cast Arthur Hughes, Anthony Boyle e Sean Bean. In streaming su Disney+.

Shardlake, la recensione: una serie gialla (e in costume) che ricorda Il nome della rosa

Che il giallo sia il nuovo nero al cinema e soprattutto in streaming lo abbiamo detto più volte, e che gli autori provino ad ibridare il genere nei modi più disparati per renderlo sempre nuovo e accattivante è un altro dato di fatto. In quest'ottica è approdata su Disney+ Shardlake, la nuova serie che mette al centro un protagonista peculiare, nato sui libri e ora trasposto in tv che deve indagare nientemeno che ai tempi di Enrico VIII. Una "Tudor detective story", com'è stata definita, che riserva non poche sorprese ed il perfetto intrattenimento per gli amanti di entrambi i generi: period drama e giallo deduttivo, come spiegheremo nella nostra recensione.

Una trama in giallo, ma d'epoca

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Arthur Hughes è Matthew Shardlake

La trama di Shardlake strizza l'occhio - in parte - a quella del Nome della Rosa: partiamo anche qui da una saga di romanzi, quelli scritti da C. J. Sansom e ambientatati nel XVI secolo con protagonista l'avvocato Matthew Shardlake, affetto da displasia radiale al braccio destro, più corto (scogliosi nell'originale cartaceo, come il reggente) e al soldo di Sir Thomas Cromwell e di Sua Maestà riformista Re Enrico VIII. Adattati per la tv da Stephen Butchard e diretti da Justin Chadwick, i quattro episodi di questa (possibile) prima stagione mettono al centro questo avvocato-commissario-investigatore alla ricerca della verità a qualunque costo, integerrimo e cocciuto (Arthur Hughes, primo attore con disabilità della storia ad aver interpretato Riccardo III per la Royal Shakespeare Company). Siamo nell'Inghilterra del 1536 e il giovane uomo viene mandato in un monastero sperduto dopo un misterioso e brutale omicidio ad indagare, ma questo solleverà indicibili segreti sepolti nella storia dell'edificio.

Una genesi travagliata che non intacca il risultato

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Shardlake: Sean Bean in una scena come Thomas Cromwell

A volte una produzione travagliata fa rima con un risultato insoddisfacente, ma non è sicuramente il caso di Shardlake. La prima concessione dei diritti del personaggio letterario da parte dell'autore dei libri risale a 20 anni fa, nel 2003: si parlava del primo romanzo, L'enigma del gallo nero, che sarebbe dovuto diventare un film diretto e interpretato da Kenneth Branagh. Quattro anni dopo i diritti passarono alla BBC perché l'attore e regista era costantemente impegnato, pensando di farli diventare una serie, ma entrambi si spostarono su altri lidi letterari: Wolf Hall di Hilary Mantel e Wallander di Henning Mankell. Successivamente arrivò ITV e il serial entrò davvero in produzione con le riprese nel 2023 tra Austria, Ungheria e Romania, tra il castello dei Corvino, la Transilvania e Burg Kreuzenstein (Vienna) per trasportare sullo schermo quell'atmosfera suggestiva e fumosa tipica di questo tipo di storie.

Un protagonista unico

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Shardlake: Arthur Hughes e Anthony Boyle in una scena della serie

Matthew Shardlake appare come un incrocio tra Guglielmo da Baskerville e Sherlock Holmes, che viene affiancato da un Watson molto più terreno e respingente, creando dei gustosi battibecchi: i casting di Arthur Hughes e Anthony Boyle (già apprezzato su Apple TV+ in Masters of the Air e Manhunt) sono azzeccatissimi e se il primo dona un gran cuore al proprio personaggio, il secondo nei panni di Jack Barak ne è il perfetto contraltare: sono entrambi testardi nella propria linea di pensiero su come servire la Corona e su come far rispettare le sue nuove leggi, dato che vengono mandati al monastero di San Donato nella fittizia Scarnsea, teatro del truculento e misterioso omicidio, con l'obiettivo di far chiudere quella sede religiosa, ritenuta mero sfruttamento di beni materiali e denaro a dispetto dei poveri diavoli che fanno la fame fuori dalle sue mura.

Tematiche senza tempo per un bel giallo da camera

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Shardlake: una scena

Un dibattito religioso, etico e morale che attraversa tutte le quattro puntate di Shardlake. Paradossalmente forse troppo poche per raccontare questa storia e approfondirne tutti gli aspetti e personaggi a dovere; eppure allo stesso tempo ritmate e avvincenti, curate da una scrittura certosina e una regia che abbraccia quell'atmosfera fatta di nebbia e movimenti di macchina che si insinuano tra i corridoi del monastero, sfruttando la luce naturale e il buio delle torce. Quello messo in atto è un vero e proprio giallo da camera, con tanto di deduzioni e colpo di scena finale, col personaggio titolare che riunisce tutti i sospettati nella sala grande dove si rifocillano per rivelare le sue scoperte e il colpevole, come un Poirot qualsiasi. Ad impreziosire il nutrito cast che interpreta i vari membri dell'edificio, pieno di spifferi ma anche di oscuri segreti e misteri, Sean Bean, un Thomas Cromwell irascibile e sanguinario che ha al proprio soldo sia Shardlake che Barak e vuole far rispettare la legge ma soprattutto i propri interessi (si parla del destino di Anna Bolena, tra gli altri). La verità va cercata o va indirizzata? Questo è solo uno dei quesiti etici che la serie mette in campo, insieme ai peccati capitali. Avrete pane per i vostri gialli (e costumi).

Conclusioni

Alla fine della recensione di Shardlake siamo elettrizzati all’idea che possa essere solo la prima stagione di una nuova serie, grazie ai numerosi romanzi originari: ogni stagione, un caso. Al centro un ottimo Arthur Hughes ad interpretare il personaggio titolare, a metà strada tra Guglielmo da Baskerville e Sherlock Holmes, per un period drama investigativo dall’atmosfera rarefatta e assolutamente affascinante, insieme ai dilemmi religiosi portati alla luce attraverso la Storia romanzata d’Inghilterra.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Il cast, a partire da Arthur Hughes, affetto per davvero da disabilità.
  • Il caso e i battibecchi tra Shardlake e Barak.
  • L’ambientazione e la regia, immersive e suggestive.
  • Il period drama mescolato al giallo deduttivo da camera.

Cosa non va

  • Quattro episodi sono forse troppo pochi per approfondire a dovere tematiche e personaggi, ma ne guadagna il ritmo narrativo.