L'elefante del mago, la recensione: credere per rinascere

La recensione de L'elefante del mago, il film d'animazione Netflix diretto da Wendy Rogers e tratto dal romanzo per ragazzi di Kate DiCamillo.

L'elefante del mago, la recensione: credere per rinascere

Per raccontarvi questa storia, devo partire dal principio.

Queste parole introducono il nuovo film d'animazione disponibile su Netflix dal 17 marzo e le facciamo nostre nell'iniziare la recensione de L'elefante del mago, spendendo in apertura due parole sull'ispirazione del progetto, adattamento dell'omonimo romanzo di Kate DiCamillo, vincitrice del Newberry Award, e diretto da Wendy Rogers, al suo esordio alla regia ma con ampia e provata esperienza nel campo degli effetti visivi, avendo contribuito a film come Shrek, Giù per il tubo e Il gatto con gli stivali. Nomi di tutto rispetto anche nell'ambito del cast vocale originale, con il ruolo da protagonista affidato al giovane Noah Jupe, affiancato da Mandy Patinkin, Benedict Wong e Miranda Richardson.

Tre imprese impossibili nella trama de L'elefante del mago

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L'elefante del mago: un momento del film

L'elefante del mago è la storia del giovane Peter, cresciuto da un rude ex soldato dopo aver perso la propria famiglia. Questa educazione severa e rigida, nonché le difficoltà dovute all'esser rimasto solo, non sono riuscite però a spazzar via l'innata gentilezza e purezza d'animo del ragazzo, né sono riuscite ad annientare la speranza che alberga nel suo cuore. Anche a dispetto dell'atmosfera cupa della cittadina in cui vive, perennemente coperta di nubi e senza un raggio di sole a colorare le sue giornate.

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L'elefante del mago: un'immagine del film

Proprio andando in giro per le vie della città, Peter si imbatte in una veggente nella piazza del mercato e non riesce a trattenersi dal chiederle se sua sorella sia ancora viva, ricevendo in risposta l'indicazione di dover seguire un misterioso elefante. Caso vuole che un mago locale avesse evocato proprio uno di questi animali nel maldestro tentativo di liberare la città dalle nuvole e Peter intende liberarlo dal palazzo in cui è tenuto prigioniero, ma per farlo deve sottostare alle regole imposte dal re e portare a termine tre imprese impossibili.

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La via della speranza

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L'elefante del mago: una foto del film

Sono queste tre prove a dettare i tempi narrativi del film di Wendy Rogers, tre tappe sulla via della speranza che il piccolo Peter è determinato a percorrere per ritrovare la sorella scomparsa. È la speranza a muovere Peter e a renderlo peculiare e diverso nel contesto della cittadina di Baltese in cui vive. Sono tre passi che danno forma al racconto e ne compongono lo schema per sostenere la fruizione da parte del pubblico più giovane al quale si rivolge L'elefante del mago. Il target d'elezione del film di Wendy Rogers si divertirà anche per la vivacità delle situazioni, per il modo in cui l'azione si sviluppa condita dall'umorismo e supportata da un'animazione efficace, pur nei limiti di un budget non di primissimo piano.

Il mondo di Baltese

Non ci sono in gioco i mezzi dei grandi studi del mondo dell'animazione, ma L'elefante del mago non sfigura nel contesto contemporaneo del settore, perché si affida a uno stile visivo che ottimizza il lavoro degli artisti coinvolti e permette loro di concentrarsi sul necessario: la cittadina di Baltese è tratteggiata con cura, viva sia dal punto di vista visivo che del racconto, con lo spettro di una guerra accennata all'orizzonte, lontana ma presente, che aggiunge sfumature alla storia e il suo contesto; allo stesso modo i personaggi hanno la giusta espressività per coinvolgere lo spettatore e comunicare i sentimenti in gioco, che siano quelli di Peter e il suo padre adottivo o l'elefante. La Rogers è abile anche nella scelta delle inquadrature per enfatizzare e trasmettere le emozioni dei personaggi e si muove senza azzardare ma con efficacia.

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L'elefante del mago: un'immagine del film animato

Il risultato è un film gradevole, che diverte ed emoziona, che racconta una storia vivace senza trascurare i personaggi e sfrutta i mezzi a propria disposizione per costruire qualcosa di riuscito e compiuto, parlando ai più giovani senza banalità.

Conclusioni

Nella recensione de L'elefante del mago vi abbiamo parlato di un film gradevole, divertente ed emozionante, sia per i più giovani che per gli spettatori più smaliziati. Intelligente sul piano tecnico per sfruttare i mezzi a propria disposizione, la regista Wendy Rogers confeziona un esordio interessante e un film ricco di calore e anima, capace di coinvolgere il pubblico.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La cittadina di Baltese e la sua realizzazione, sia sul piano tecnico che narrativo come contesto in cui muovere la storia.
  • I personaggi del film, per lo più caratterizzati con la dovuta attenzione e le giuste sfumature.
  • La struttura narrativa, semplice da seguire, ben scandita e vivace, non banale.
  • La capacità di sfruttare con intelligenza il budget a disposizione.
  • La capra pigmea!

Cosa non va

  • Il pubblico più maturo potrebbe essere meno coinvolto dalla storia.
  • Un paio di ingenuità del tutto perdonabili nella costruzione del racconto.