Il confine verde (The Green Border), la recensione: il lato oscuro dell'Europa

La recensione de Il confine verde (The Green Border): il nuovo film di Agnieszka Holland, presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è un un'opera al contempo potente, straziante e necessaria. Da Leone d'Oro.

Il confine verde (The Green Border), la recensione: il lato oscuro dell'Europa

Superato ormai il giro di boa di questa ottantesima edizione del Festival di Venezia, dopo l'ottimo Povere creature! di Yorgos Lanthimos presentato al Lido lo scorso 1° settembre (qui la nostra recensione), arriva finalmente il secondo grande film di un Concorso finora di discreto livello ma di certo non esaltante: Il confine verde (The Green Border) di Agnieszka Holland, esperta regista e sceneggiatrice polacca che a 75 anni realizza quella che è con ogni probabilità la sua opera più sentita, lucida e intensa.
Il film si apre con una ripresa aerea a colori che riprende dall'alto il confine tra Bielorussia e Polonia, il cosiddetto "Green Border" (da qui il titolo originale del film). Dopo pochi secondi, però, accade già qualcosa di inaspettato: il colore lascia spazio al bianco e nero e lo spettatore viene subito immerso nella straziante storia del film, raccontata con lucidità, forza e senso del ritmo davvero sorprendenti.

La tragedia dei rifugiati al confine tra Bielorussia e Polonia

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Il confine verde: una foto del film

Ottobre 2021, siamo nel pieno della crisi legata all'ondata di profughi che dal Medio Oriente e dall'Africa arrivano in Bielorussia per cercare di trovare rifugio e salvezza nell'Unione Europea. La propaganda del dittatore bielorusso Lukashenko, al fine di provocare e mettere in crisi l'Europa, attira i rifugiati con la promessa di un semplice raggiungimento della Polonia, ma la realtà delle cose è molto diversa. Una famiglia siriana, giunta a Minsk in aereo per scappare dalle atrocità del proprio Paese, viene più volte respinta al confine polacco e trattata con violenza e senza qualsiasi tipo di rispetto per i diritti umani, tanto dai bielorussi quanto dai polacchi. La maggior parte dei rifugiati fatti passare illegalmente in Polonia dai bielorussi viene catturata dalla guardia di frontiera polacca per essere riportata di nascosto in Bielorussia, in un atroce e macabra "danza" che si ripete incessantemente e che, negli ultimi anni, ha condotto alla morte di migliaia di uomini, donne e bambini.

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Un film potente, straziante e necessario

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Il confine verde: una scena del film

Quello di Agnieszka Holland è un film al contempo potente, straziante e necessario: un veemente atto di accusa nei confronti della Bielorussia di Lukashenko ma anche della Polonia e dell'Unione Europea tutta, che più volte ha voltato le spalle a quei principi di giustizia, uguaglianza e solidarietà su cui dice con orgoglio di fondarsi. Diviso in cinque capitoli in cui le vicende dei vari protagonisti finiscono in un modo o nell'altro per intrecciarsi, Il confine verde si concentra sul punto di vista dei rifugiati, dei membri della guardia di frontiera e degli attivisti polacchi, con questi ultimi che cercano di soccorrere e aiutare come possono i profughi lottando quotidianamente contro la propaganda del loro governo secondo cui i clandestini giunti in Polonia sarebbero terroristi e criminali mandati dai bielorussi per minacciare il Paese.

Una Agnieszka Holland da Leone d'Oro

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Il confine verde: un'immagine del film

Pensato e scritto magistralmente, lontano da ogni tipo di retorica e banalizzazione, il diciannovesimo film di Agnieszka Holland è un vero e proprio pugno nello stomaco per lo spettatore che mette chi guarda di fronte a una cruda realtà di cui si è parlato e si parla ancora troppo poco. E l'intelligente finale ambientato in un altro confine europeo legato a una crisi geopolitica ancora più recente, pur se preceduto da una nota di speranza a cui aggrapparsi legata al potenziale delle nuove generazioni, apre a una serie di riflessioni amarissime ma essenziali se si vuole approfondire quale sia l'attuale precario stato di salute della cultura e della democrazia europee.
Ne siamo certi: de Il confine verde si tornerà a parlare fra pochi giorni, durante la cerimonia di premiazione.

Conclusioni

Come scritto nella recensione de Il confine verde, l'ultimo film della settantacinquenne regista e sceneggiatrice polacca Agnieszka Holland è un'opera potente, straziante, commovente e necessaria, che porta a riflettere con amarezza lo spettatore sullo stato di salute attuale della cultura e della democrazia europee. Pensato e scritto magistralmente, il film è un vero e proprio pugno nello stomaco e prenota un posto nel palmarès della 80esima Mostra del Cinema di Venezia.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Un film potente, straziante e necessario.
  • Scritta magistralmente, è un'opera estremamente lucida che fa riflettere in profondità.
  • Evita con abilità ogni tipo di retorica e banalizzazione.
  • Il gran ritmo della narrazione.

Cosa non va

  • Nulla da ravvisare.